Super in diagonale

Tattica del colpo d’attacco

Con l’espressione “tattica individuale del colpo d’attacco” si intende una serie di comportamenti, regole, adattamenti che un attaccante deve considerare nella scelta del colpo da eseguire.

L’evoluzione della capacità tattica individuale degli attaccanti è un processo lungo e complesso, che deve essere avviato fin dai primissimi anni di gioco, naturalmente con forme più o meno elaborate man mano che aumenta l’esperienza dell’atleta e soprattutto si amplia il suo bagaglio tecnico. Come per tutti gli aspetti strategico-tattici, infatti, nell’elaborare proposte per i nostri atleti, dovremmo sempre considerare il primo problema, ovvero la necessità di una corretta padronanza della tecnica per poter svolgere i comportamenti tattici richiesti. In altre parole, ancora prima di porci il problema della scelta del colpo d’attacco, è necessario stabilire, caso per caso, quali siano i colpi che ogni giocatore è effettivamente in grado di tirare. In questo caso specifico (comunque comune a molti altri) è inoltre importante ricordare che la pallavolo è uno sport di situazione e come tale, non in tutti i momenti di gioco la scelta può essere svolta all’interno dell’interezza dei colpi a propria disposizione.

Tattica attacco

L’importanza della valutazione della traiettoria

Molti degli aspetti di tattica individuale dell’attacco – in particolare quelli legati all’individuazione dei colpi che “posso tirare” – ruotano attorno alla problematica della valutazione della traiettoria: questa capacità, fondamentale per la crescita tecnica, lo diventa sempre di più anche per la crescita tattica dei giocatori. Per questo motivo, dove da un lato deve essere insegnata in maniera altamente guidata e supervisionata per gli aspetti tecnici (ad esempio per uno spostamento sotto alla palla), dall’altro deve essere stimolata in maniera più “libera” e feedback-oriented per quanto concerne gli aspetti tattici (“Come hai visto questa alzata?”).

La costruzione della tattica elementare

Fin dai primissimi anni di avviamento alla pallavolo, credo andrebbe stimolata in ogni bambino la capacità di effettuare una scelta. Almeno all’inizio, esse saranno molto semplici e partiranno dal banale “cercare di buttare la palla nell’altro campo”, evolvendo poi allo stimolo agonistico del “cercare di mettere in difficoltà l’avversario”. Superate le primissime fasi, si possono proporre giochi a difficoltà crescente, in cui lo stimolo sia quello di individuare le peculiarità del gioco e le vulnerabilità a cui gli avversari sono esposti. Ad esempio:

  • Giochi con campo grande e ricerca del “far spostare l’avversario”.
  • Giochi con campo esteso su una dimensione e ricerca del “far spostare continuamente l’avversario o cercare il contro-movimento”.
  • Giochi con vincoli tecnici e ricerca del “dove mandare la palla per mettere l’avversario più in difficoltà”: ad esempio in un gioco da svolgere solo in palleggio, abbastanza velocemente i ragazzi apprendono come sia più efficace cercare una palla corta piuttosto che lunga.

Con il progredire di queste abilità tattiche sull’attacco, aumentano in maniera speculare anche quelle di tattica individuale di difesa: nel sopraccitato gioco del palleggio, ad esempio, ben presto i giocatori dovranno abituarsi ad una posizione d’attesa avanzata.

I primi passi di tattica individuale: quando posso tirare

Man mano che l’atleta sviluppa abilità tecniche relative alla schiacciata, aumenta naturalmente il rischio di errore e si inizia a porre in maniera sempre più insistente uno dei più grandi problemi della pallavolo, ovvero la gestione dell’errore. Su questa tematica si possono osservare correnti di pensiero molto divergenti tra i vari allenatori (sia di settore giovanile, sia di squadre seniores), ma tutti gli aspetti ideologici si concentrano normalmente sulla distinzione e gestione delle alzate perfette, delle alzate imprecise e delle alzate errate. Qualunque sia la propria filosofia in merito a quanto forzare i colpi, quanto cercare precisione piuttosto che potenza e così via, credo sia importante iniziare ad introdurre il prima possibile un concetto fondamentale: la valutazione dell’alzata sbagliata. Infatti, quasi tutti gli allenatori concordano su come, in situazioni molto complicate (da qui la definizione di “alzata sbagliata”), sia importante limitarsi a non commettere errore diretto. E’ invece più facile avere delle divergenze di pensiero legate alla gestione delle alzate perfette (“devo tirare sempre forte“, “devo tirare sempre verso gli angoli lunghi“, “devo sempre piazzare il colpo per non sbagliarlo” e così via).

Inizialmente, un’alzata codificata come “sbagliata” potrebbe essere semplicemente una palla che arriva all’attaccante trovandosi già completamente sotto il bordo superiore della rete (caso abbastanza frequente nei primi anni di 6vs6 a campo regolare e con palla di peso standard): in questo caso, il giocatore deve imparare a riconoscere prima possibile questa situazione e semplicemente limitarsi a non commettere errore diretto, a costo di mandare la palla facile nel campo avversario. Mentre su molti aspetti si può discutere, credo sia assolutamente inutile e controproducente lasciare sempre il “via libera” ai propri attaccanti con alzate di questo tipo: una palla sotto la rete sarà sotto la rete in U14 così come in Serie A e in nessuno dei due casi si potrà pensare di forzare particolarmente questo colpo.

A seconda della propria metodologia, poi, si possono introdurre concetti inizialmente molto semplici e poi più evoluti. Personalmente, mi piace molto pensare ad una codifica estremamente semplificata:

  • Alzata rossa (altre volte codificata come “alzata meno“, “alzata negativa” o simili): alzata sbagliata, sotto la rete, molto lunga, su cui arrivo molto in ritardo eccetera. La consegna è quella di non commettere mai errore diretto di alcun tipo, a costo di concedere free ball all’avversario.
  • Alzata verde (altre volte codificata come “alzata più“, “alzata precisa” o simili): alzata precisa o comunque sopra la rete nei pressi dell’attaccante. La consegna è quella di cercare un colpo forte e alla massima altezza possibile.

Il tutto può essere riassunto in una frase molto semplice: “la palla bella si tira, la palla brutta non si sbaglia!“. Nelle successive evoluzioni verrà introdotta anche una via di mezzo (alzata gialla), su cui le politiche possono essere molto varie (“tiriamo sempre forte“, “il giocatore X tira sempre forte, gli altri cercano colpi tattici“, “cerchiamo solo colpi tattici” e così via).

Il passo successivo: dove mando la palla quando non tiro

La successiva evoluzione deve essere quella di iniziare ad applicare in maniera molto sistematica un primo comportamento tattico individuale, che conferirà poi in una più globale strategia di squadra, ovvero la gestione della free ball concessa. Questa situazione si verifica con tutte le alzate sbagliate (o dopo recuperi particolarmente insidiosi), salvo casi estremamente difficili, ed afferisce ad una serie di regole, via via più complesse, su dove deve essere indirizzata una palla facile regalata all’avversario.

Nei primi anni di gioco agonistico, alcune possibili regole potrebbero essere:

  • Regalare la palla sempre fuori (o dentro) dai 3 metri avversari, per rendere più difficile l’appoggio degli avversari;
  • Regalare la palla sempre ad un particolare giocatore.

Non appena il gioco avversario evolve, arrivando ad utilizzare sistemi di gioco con penetrazione dell’alzatore (6-3, 6-2), le politiche diventano più rigide:

  • Indirizzare sempre la palla verso zona 1/2 avversaria, per disturbare l’entrata dell’alzatore.

Nelle successive evoluzioni, dove ritenuto opportuno, si possono inserire anche regole più evolute:

  • Mai indirizzare la palla verso il libero o lo schiacciatore di prima linea in zona 4;
  • Indirizzare sempre la palla verso zona 2 avversaria;
  • Indirizzare sempre la palla verso il centrale di seconda linea, quando in campo.

Infine, evolvendo il gioco alla versione 5-1, si possono stabilire regole in funzione della posizione dell’alzatore avversario:

  • Se l’alzatore avversario è in seconda linea, si manda la palla o in zona 1 tesa, per l’appoggio di D6, oppure corta tra zona 2 e zona 3, per disturbare l’attaccante e l’entrata dell’alzatore;
  • Se l’alzatore avversario è in prima linea, si manda la palla in zona 2, cercando l’aiuto dell’opposto in seconda linea, ma avendo cura di evitare eventuali rigori diretti dell’alzatore.

Qualsiasi siano le politiche che si vogliono adottare, queste devono essere ben chiare e comunicate a tutta la squadra e da quell’istante in poi non si devono più accettare, in allenamento, errori tattici per distrazione o dimenticanza: l’azione svolta con comportamento tattico errato (su situazione codificata) deve essere interrotta dall’allenatore.

Evoluzione del gioco: tattica contro muro a 1

Non appena il livello di qualificazione lo consente, viene velocizzato il gioco d’attacco, inserendo palloni per i laterali chiamati, ad esempio, Super e/o Quick. La prima idea che deve essere trasmessa agli atleti è che queste giocate rapide vengono introdotte al principale scopo di permettere all’attaccante di trovarsi di fronte un muro singolo o scomposto.

Così come per l’alzatore lo stimolo deve essere quello di far giocare i propri attaccanti contro il muro a 1, per gli schiacciatori lo stimolo deve essere quello che “contro muro a 1, il muro non deve neanche sfiorare la palla“.

Una volta definito il concetto di base, è necessario costruire una progressione tecnica che permetta ai giocatori di realizzare questo obiettivo. Il primo passo di questa progressione deve essere l’anticipo del colpo prima che la palla arrivi di fronte al giocatore a muro: il giocatore deve intercettare la palla spesso fuori dall’asse del corpo, con colpi extraruotati o intraruotati, andando a cercare le diagonali media e stretta. Naturalmente il tutto a patto che disponga di qualità fisiche sufficienti per poter raggiungere questi obiettivi tecnici.

In fase di apprendimento iniziale, è molto importante che l’allenatore si posizioni dietro (o davanti, comunque di fronte) al giocatore che attacca, per verificare che effettivamente il colpo sia anticipato: un errore comune è quello di “lasciar passare la palla” e tirare la diagonale da sopra la linea della propria testa, o inclinando il busto e così via…in questo modo, tuttavia, il colpo partirà davanti al muratore, che avrà la possibilità di intercettare il pallone in maniera semplice ed efficace. Super in diagonale

Naturalmente, non appena il livello di qualificazione evolverà un minimo, i giocatori a muro inizieranno ad adottare tattiche aggressive se lasciati da soli: tipico è quindi il caso di giocatori che si dispongono a muro sulla rincorsa dell’attaccante per poi, all’ultimo momento, “lanciarsi dentro” con corpo e braccia a chiudere la diagonale.

La sfida, per l’attaccante, è sempre quella di schivare il tocco del muro, cercando di percepire (vista periferica) le scelte dell’avversario e cambiando il colpo di conseguenza. La vera sfida attaccante-muratore è spesso data da pochi istanti: il muratore cerca di nascondere fino all’ultimo le proprie scelte, l’attaccante cerca di ritardare il più possibile la scelta del colpo.

ATTACCO M1 Parallela

Per completezza, va chiarito che alcuni giocatori molto abili o con maggiori doti di manualità piuttosto che di potenza, hanno la grande abilità di giocare in maniera efficace contro il muro anche se a uno: in questo caso essi avranno la libertà di colpirlo. L’importante è che l’efficacia e l’efficienza statistica dell’attacco rimangano su valori alti.

Evoluzione del gioco: tattica per pallonetti e piazzate

Appena possibile, si può pensare di introdurre anche qualche concetto relativo alla tattica individuale per piazzate e pallonetti, ovvero per tutte quelle situazioni intermedie tra un’alzata perfetta e una sbagliata.

Troppo spesso i giocatori si limitano a “buttare la palla nell’altro campo”, andando spesso a colpire il libero o comuqnue la zona centrale del campo avversario, che è normalmente molto sorvegliata. Nelle prime fasi questo è normale, poiché il pensiero del giocatore è banalmente quelo di “non sbagliare“, ma ben presto è importante aggiungere questa sfumatura di tattica (e di tecnica).

Tutte le tattiche per pallonetti e piazzate devono essere correlate a precisi adattamenti per il sistema muro-difesa.

Un primo esempio si ha quando l’alzatore avversario è in seconda linea: in questo caso ogni piazzata o pallonetto deve essere indirizzata su di lui, in modo che sia costretto a svolgere il primo tocco di squadra. L’adattamento del muro deve essere quello di allargarsi per giocare contro gli attaccanti laterali: normalmente, infatti, alzeranno il centrale in prima linea o il libero, escludendo così il gioco al centro della rete (salvo Pipe). Naturalmente questo vale se normalmente si utilizza una linea di muro con partenza stretta ma senza utlizzo del muro a tre.

ATTACCO Pallonetto 3

Quando, invece, l’alzatore avversario è in prima linea, si può scegliere tra due opzioni:

  • Pallonetto dietro al muro per togliere la seconda linea dell’opposto: in questo caso il giocatore a muro in posto 4 stringerà in maniera decisa sul centrale avversario (avendo cura di eventuali tocchi di seconda intenzione dell’alzatore);
  • Pallonetto incrociato a “sdraiare” l’attaccante di posto 4 avversario: in questo caso il proprio giocatore a muro in posto 2 stringerà in maniera decisa sul centrale avversario (avendo cura di eventuali giochi stretti dell’attaccante di posto 4).

ATTACCO Pallonetto 2 ATTACCO Pallonetto 1

Evoluzione del gioco: tattica per la palla alta

Un altro aspetto molto importante nell’evoluzione del gioco riguarda tutte le scelte che effettuano i laterali nella gestione degli attacchi di palla alta, o più in generale quando si trovano di fronte il muro composto e chiuso.

La lista delle possibilità è molto ampia e molto dipende dalle abilità tecniche dei singoli giocatori. La cosa più importante è che gli attaccanti imparino a riconoscere e distinguere le situazioni e che capiscano che non è affatto necessario uscire sempre dalle traiettorie coperte dal muro: la maggior parte dei colpi, infatti, anche ad alto livello avviene con gestualità tecniche contro il muro. Tra queste:

  • —Colpo in anticipo in mezzo al muro (centrale in ritardo);
  • —Colpo ritardato sulla parallela (contro-tempo del muro);
  • —Colpo alto e lungo sulle mani del muro (forte);
  • —Appoggio sul muro e rigiocata in copertura;
  • —Pallonetto fintato.

L’idea principale è che deve essere considerato errore grave il colpo forte e chiuso contro il muro, specialmente se questo è composto da giocatori molto alti: è inutile e controproducente cercare di forzare un muro chiuso e composto, visto che esistono molte altre soluzioni che possono rivelarsi efficaci. La tattica di palla alta assume importanza anche ai massimi livelli, dove addirittura gli attaccanti fronteggiano il muro a 3: non è raro vedere anche attaccanti di fama internazionale preferire colpi lenti in appoggio e rigiocata piuttosto che forti chiusi contro il muro a 3 piazzato.

Se il muro composto è posizionato a chiudere tutta la parallela, i colpi più importanti diventano:

  • Colpo in diagonale fuori dal muro;
  • Colpo molto forte sulle mani alte (errore grave colpire le braccia del giocatore a muro);
  • Colpo in contro-tempo sulla parallela a cercare il block-out;
  • In alcuni casi, possono essere efficaci colpi piazzati lunghi in parallela (quando l’avversario porta decisamente a pallonetto il difensore di parallela).

ATTACCO M2 Parallela

Se il muro, invece, è posizionato in modo da lasciare dello spazio in parallela, i colpi principali diventano:

  • Colpo in parallela fuori dal muro (o pallonetto dietro, specialmente perché molti laterali tendono a sbracciare in queste situazioni e subiscono facilmente block-out);
  • Colpo sul braccio esterno del laterale a cercare il block-out;
  • Colpo alto sulle mani del muro (come prima).

ATTACCO M2 Diagonale

In alcuni casi il muro è comunque scomposto, con il centrale che tende a “lanciarsi” a chiudere comunque il buco in mezzo, sbracciando verso l’interno. In questo caso, se e solo se l’attaccante riesce ad accorgersi di questa situazione, si possono cercare colpi in mezzo al muro o sul braccio interno del centrale che sbraccia.

ATTACCO M2 Buco in mezzo

Un’altra situazione abbastanza frequente, anche a livelli medio-alti, è quella di giocare contro un muro composto, ma con uno dei due giocatori sensibilmente più basso dell’altro. Questa situazione può e deve essere sfruttata a proprio vantaggio, senza però pretendere dai giocatori gestualità tecniche che non possiedono. Personalmente, trovo un errore piuttosto grossolano il voler per forza “passare sopra” ad un laterale basso, specialmente quando l’attaccante non è un amante dei colpi in parallela: aumenta di troppo il margine di errore.

Uno dei colpi più importanti è la ricerca del punto di contatto tra giocatore alto e basso: spesso infatti, il giocatore alto tende a sbracciare per coprire quello basso, andando ad esporsi facilmente a block-out. Come tutti i colpi sul muro, deve essere giocato alla massima altezza possibile.

ATTACCO M2 uno basso

ATTACCO M2 uno basso compenso Nell’analisi di questi esempi, ho volutamente tralasciato due colpi che reputo comunque fondamentali e validi in ogni situazione di gioco contro muro piazzato: il pallonetto e il colpo appoggio-rigiocata.

Il pallonetto deve essere considerato dai giocatori come un’arma per vincere o comunque offendere l’avversario, mentre spesso viene visto come semplicemente un “non posso schiacciare, allora faccio un pallonetto per non sbagliare“. In realtà questo gesto tecnico può risultare molto utile ed efficace nell’economia di squadra e richiede un allenamento continuo, soprattutto per abituarsi a fintarlo fino all’ultimo: i giocatori abili nell’alternare colpi forti e colpi lenti dotati di grande maestria nel nasconderli, riescono a rendere davvero frustrante il compito del sistema muro-difesa avversario. Personalmente chiedo sempre ai giocatori che si sforzino a prediligere il pallonetto fatto con le dita, piuttosto che il più comune colpo smorzato stile beach volley; questo perché il pallonetto con le dita può partire da un punto più alto.

Un altro colpo fondamentale è quello di appoggio sul muro per la rigiocata in copertura: questo colpo va giocato a media velocità contro le mani alte del muro, per permettere alla propria squadra di rigiocare facilmente in copertura e riorganizzare la manovra offensiva (solitamente con gioco aperto dall’altro lato o, nei casi migliori, primo tempo). La difficoltà per i giovani atleti è riuscire a trovare il giusto livello di forza da imprimere alla palla per permettere una copertura efficace: con colpi troppo lenti, infatti, il muro ha il tempo di reagire e chiudere la palla velocemente o comunque in punti troppo vicini a rete per essere coperti dai compagni.

Dal punto di vista tecnico, un aspetto molto importante da capire, curare e allenare è che tutti i colpi, anche se lenti, devono essere svolti alla massima altezza possibile e, conseguentemente, con il massimo salto possibile. Un errore classico in fase di apprendimento, infatti, è quello di cercare tutti i colpi piazzati con rincorsa lenta e poco salto: in questo modo, però, si perde il tempo sulla palla e soprattutto si perdono preziosi centimetri di altezza, che rischiano di rendere i colpi troppo facili o facilmente intercettabili dal muro (che spesso ha anche il tempo di reagire e chiudere in maniera violenta la palla). Bisogna sempre insistere sulla massima altezza dei colpi d’attacco.

Gestione dell’alzata negativa

Un altro grande capitolo della tattica individuale di attacco – e questo è veramente del tutto individuale, ossia quasi completamente scorrelato al comportamento di altri giocatori – è quello della gestione delle alzate negative.

Il primo dogma deve essere quello che “le alzate non si giudicano e gli errori non si spiegano“: è inutile e controproducente che un attaccante sprechi energie per provare a spiegare perché ha sbagliato un colpo, o che provi a scaricare le responsabilità su una alzata non precisa. Ogni giocatore in campo fa del proprio meglio e sono davvero pochissimi i casi in cui una alzata, per quanto negativa, sia così sbagliata da non permettere almeno un palleggio/bagher nell’altro campo (e questi casi sono solitamente talmente evidenti che qualsiasi forma di spiegazione è del tutto superflua).

Costruire una casistica non è semplice, ma si possono quanto meno provare a dare alcune indicazioni di massima. Naturalmente, il principio tecnico di base deve essere quello di correggere le traiettorie con la rincorsa dell’attaccante e questo diventa via via più complicato man mano che aumenta la rapidità dell’alzata: una palla alta si deve provare a correggere sempre, su palle Super/Quick il compito è spesso più difficile.

Gestione dell’alzata corta

Le alzate corte si risolvono abbastanza bene se dal lato interno (posto 4 per un destrimano, posto 2 per un mancino), con più difficoltà sul lato esterno. Il primo obiettivo deve essere quello di andare incontro alla palla e cercare colpi fuori dal muro se questo rimane largo, oppure forte alto sulle mani quando stringe. Mai dimenticare, in caso di forte ritardo, il colpo di appoggio e rigiocata o il pallonetto dietro al muro (se il muro stringe molto, anche passando puliti in parallela).

Il colpo meno sicuro è quello della ricerca del block-out, sia spinto (poiché con palla corta la spinta deve essere comunque tale da far uscire la palla dal campo e questo è difficile in questa situazione), che a “smerigliare” il muro (poiché spesso il muratore esterno sarà comunque con il braccio esterno posto più esterno rispetto all’attaccante, rendendo di fatto difficile un orientamento errato del piano di rimbalzo).

Gestione alzata lunga

Questa è una delle alzate più difficili da gestire. L’adattamento della rincorsa deve essere ovviamente verso l’esterno, ma cercando di recuperare all’ultimo una sufficiente frontalità al campo. I colpi devono essere per forza in diagonale (per non passare fuori dall’antenna), forti sulle mani alte o pallonetti nei casi più difficili. Se il muro non si attacca all’antenna, si possono cercare colpi sul braccio esterno del laterale.

Gestione alzata a filo rete

Il primo pensiero dell’attaccante deve essere quello di non farsi male e di non creare pericoli per il giocatore a muro di fronte a lui. Fin da ragazzini, gli atleti devono essere abituati ad una rincorsa precisa e verticale in queste situazioni, a costo di lasciar cadere la palla. A seguire, le gestualità tecniche dipendono da quanto il muro riesce ad accorgersi dell’alzata a filo e invadere lo spazio aereo: se il muro rimane mal posizionato, il colpo da cercare è ovviamente forte chiuso in parallela. Altrimenti aumenta la necessità di colpi di appoggio e rigiocata, pallonetto o block-out spinto.

Gestione alzata staccata da rete

La ricerca del colpo più alto possibile deve essere una priorità. Le possibilità sono un colpo molto forte sulla diagonale lunga, oppure una piazzata verso la zona 2/1 a disturbare palleggiatore o opposto. Sebbene la copertura sia incaricata di posizionarsi più sotto rete rispetto ad una alzata standard, è bene in questi casi evitare i colpi di appoggio e rigiocata a velocità ridotta, poiché, visto il maggior tempo a disposizione, spesso il muro potrà reagire all’attacco e chiudere con forza il pallone verso il basso.

Gestione dei momenti e gestione dell’errore

Il modo migliore per sbagliare un colpo è quello di pensare all’errore: “non devo sbagliare!“, “ho sbagliato prima, ora non posso“, “ha sbagliato anche il mio compagno prima” e così via. L’attaccante deve cercare di restare concentrato sempre e solo sulla palla immediatamente successiva, utilizzando tutte le proprie energie per risolvere quella e solo quella: i pensieri tecnici e tattici devono restare incentrati solo sulla “prossima palla”.

Dal mio punto di vista, è sempre necessario scindere errori tecnici da errori tattici: la tecnica ha bisogno di tanto tempo e tante ripetizioni per essere appresa, consolidata e automatizzata, mentre le scelte e i comportamenti tattici devono essere appresi in fretta e applicati nel miglior modo possibile: è inutile sprecare tempo con errori su scelte sbagliate, poiché si tenderà semplicemente a ripetere comportamenti sbagliati e poco utili anche in futuro. Un esempio: possiamo (dobbiamo) tollerare un errore in diagonale media su palla Super, ma non possiamo accettare piazzate lente sul libero o in mezzo al campo in caso di alzata negativa (salvo diverse indicazioni da panchina). Infine, solo come spunto per ulteriori riflessioni e senza voler entrare nell’intricato mondo della gestione dell’errore nelle giovanili, credo dovremmo sensibilizzare prima di tutto noi stessi sull’idea che il processo di apprendimento passa inevitabilmente dall’errore (e quindi dobbiamo essere tolleranti in molte situazioni), ma anche che ripetere continuamente errori sempre uguali porta solo a…imparare a sbagliare! Dove sta il giusto equilibrio?

Credo infine che dovremmo abituare gli atleti a distinguere, in allenamento, due momenti differenti: i momenti di apprendimento tecnico e i momenti di allenamento globale. Nel primo caso, gli atleti, nei limiti delle richieste degli allenatori, provano gestualità anche sconosciute, avendo quindi un margine di errore molto elevato. Nelle fasi di gioco, specialmente se con punteggi speciali, invece, è importante che essi pongano altissima attenzione alle esigenze tattiche e si concentrino nell’utilizzare principalmente le abilità più note e solide (salvo specifici vincoli tecnici) per raggiungere al meglio gli obiettivi tattici che il gioco richiede.

Per riassumere, personalmente cerco di attenermi a questi principi nella valutazione:

  • Palla bella si tira, palla brutta non si sbaglia;
  • Gli errori tecnici sono inevitabili, gli errori tattici devono essere ridotti in fretta;
  • Si pensa sempre e solo alla palla successiva;
  • Se un attaccante sbaglia un attacco in gioco, non può “parlare con l’alzatore”.

Infine…alcuni piccoli appunti per gli attaccanti!

Caro attaccante, ricordati sempre che…

  • Non esistono solo il bianco e il nero! Oltre a punto ed errore, esistono un sacco di situazioni intermedie che possono essere utili alla tua squadra…
  • L’errore più grave è tirare in rete, a seguire fuori, a seguire la murata: prima di tutto bisogna cercare l’altezza del colpo!
  • Non tutte le situazioni sono uguali e non si possono sempre “chiudere gli occhi e tirare alla cieca”!
  • Quando la situazione per l’attacco non è ottimale, non bisogna lasciarsi prendere dalla fretta o dall’impazienza, ma cercare di allungare l’azione portandola a situazioni più favoreli alla propria squadra! Questo vale tanto di più quanto la propria squadra è abile nei fondamentali di copertura, muro e difesa.
  • Il punto con un pallonetto vale come il punto con una schiacciata forte nei 3 metri!

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