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Appunti di metodologia #01 – L’esercizio analitico: ripetizioni, errori, noia

Si inaugura oggi una nuova rubrica di questo blog, volta a raccogliere alcuni piccoli appunti su alcune tematiche di metodologia. Ogni post potrebbe essere l’inizio per una discussione e spunti per migliorare il nostro lavoro. Come sempre, si tratta di considerazioni puramente personali, condivisibili o meno. Buona lettura e…condividete! 

L’esercizio analitico (gesto tecnico isolato dal contesto di gioco) è alla base dell’apprendimento della tecnica. Ancor prima di parlare delle caratteristiche fondamentali dei singoli esercizi, credo sia importante sottolineare quanto sia fondamentale, affinché le proposte analitiche abbiano successo, seguire delle progressioni di esercizi (dal facile al difficile, dal conosciuto allo sconosciuto, dal semplice al complesso…). Immaginiamoci il primo giorno di scuola messi di fronte ad un problema universitario: spendendo giorni, settimane, mesi riusciremmo ad ottenere solo piccoli risultati e poco solidi (ad esempio basati, in questo caso, su associazioni dirette/visive) per poi essere di nuovo a zero nell’affrontare un successivo problema. Lo scopo delle progressioni didattiche è quello di fornire delle basi solide su cui andare a costruire abilità via via più complesse.

La difficoltà della costruzione delle esercitazioni analitiche è il riuscire a bilanciare un elevato numero di ripetizioni, richiesto per apprendere e fissare il gesto, con l’alta qualità della singola ripetizione, necessaria per un apprendimento efficace (altrimenti il rischio è di allenarsi…a sbagliare!).

Quantità vs QualitàNaturalmente far convivere questi due grandi obiettivi non è sempre semplice e richiede un grande lavoro di programmazione e studio da parte degli allenatori. Credo che si possa associare ad ognuno di questi due obiettivi un’espressione simbolica:

  • Alto numero di ripetizioni: odiare le file;
  • Alta qualità della ripetizione: presenza forte dell’allenatore.

Riuscire a bilanciare correttamente questi due obiettivi è anche uno dei punti chiave affinché le sequenze analitiche non risultino troppo “noiose” ai nostri giocatori. Una nota (leggermente polemica) a latere: i tempi in cui “andava di moda” lamentarsi con frasi del tipo “non ci sono più i giovani di una volta, non hanno voglia di lavorare, non conoscono lo spirito di sacrificio, sono inallenabili…” sono finiti! Ogni allenatore dovrebbe sempre cercare strade nuove e migliorative per riuscire a trasmettere passione, entusiasmo e cultura del lavoro ai giocatori che passano tra le sue mani oggi, senza pericolosi confronti con il passato o lamentandosi di una realtà diversa da come la si vorrebbe! E’ palese che non tutti potranno diventare giocatori e molti non diventeranno nemmeno pallavolisti in generale, ma lo spirito che deve guidare il nostro lavoro è quello della resilienza.

Aumento del numero di ripetizioni

L’espressione precedentemente utilizzata “odiare le file” è chiaramente iperbolizzata ma penso sia importante per rendere l’idea di quale dovrebbe essere il pensiero di noi allenatori nella valutazione delle nostre proposte:

  • Quante ripetizioni ha svolto ogni giocatore? (la domanda successiva sarà: Quante ripetizioni corrette ha svolto ogni giocatore rispetto al totale?);
  • Posso ottenere lo stesso risultato ottimizzando questa esercitazione? Se no, posso ottenerlo cambiando la struttura dell’esercizio?

Una nota importante: spesso nelle primissime fasi dell’apprendimento il numero di ripetizioni non è tanto importante quanto il fatto che queste abbiano una qualità davvero alta e controllabile: si parla quindi di esercizi ad alto controllo, cui sarà dedicato un articolo a parte in questa rubrica.

Di seguito alcuni suggerimenti e idee per aumentare il numero di ripetizioni dei propri esercizi.

Lavorare a stazioni

Il lavoro a stazioni (cui sarà dicato un prossimo articolo di questa rubrica) è uno strumento potentissimo per aumentare le ripetizioni svolte dai giocatori. Ovviamente, la sua potenza è racchiusa nella possibilità di svolgere esercizi indipendenti in parallelo: è tuttavia importante progettare, strutturate e organizzare queste esercitazioni a dovere.

Aumentare il ritmo di lavoro

Gli esercizi analitici si devono svolgere a ritmo alto, ossia con poche pause tra le ripetizioni dei singoli giocatori. Alcune idee per mantenere alto il ritmo di lavoro:

  • Scandire il ritmo di lavoro con segnali acustici (voce, fischietto…);
  • Coordinare il ritmo partecipando attivamente all’esercizio (es. lanciando i palloni);
  • Essere sempre pronti all’assistenza palloni (l’allenatore ha sempre dei palloni in mano);
  • Prevedere eventuali postazioni d’attesa negli esercizi a giro (per girare più rapidamente).

Ottimizzare le correzioni

Il tema delle correzioni è molto importante nell’apprendimento tecnico (un articolo sarà dedicato a questo aspetto). Scegliere con cura il tipo di correzione (individuale o di squadra), ottimizzare la comunicazione (parole chiave) e individuare le posizioni e i momenti migliori in cui fornire correzioni può influire in maniera significativa sul numero di ripetizioni svolte dai giocatori.

Studiare la circolazione dei palloni

Lo studio della circolazione dei palloni può aiutare tantissimo a ridurre i tempi morti e la sicurezza dell’ambiente durante lo svolgimento degli esercizi.  Per ogni esercizio è necessario organizzare il modo in cui i palloni sono recuperati dopo ogni colpo di un giocatore. Dallo studio della circolazione dei palloni può nascere anche lo studio delle traiettorie, ovvero la derterminazione delle “porzioni di palestra” interessate globalmente dall’esercitazione: qualore si indetificassero porzioni sempre libere, queste potrebbero essere utilizzare per un altro esercizio in parallelo.

Esempio

Attacco a rete

Ad ogni fila di attaccanti deve corrispondere un giocatore nell’altro campo senza palla, pronto a recuperare l’attacco del compagno (in caso di palestre piccole, una buona posizione di partenza potrebbe essere anche a ridosso della rete per segnalare eventuali rimbalzi lunghi). Dopo l’attacco si passa in attesa nell’altro campo e così via. Studiando la circolazione dei palloni si arriva presto a scoprire come spesso si possa lavorare con ben 3 gruppi di attaccanti, anziché i “canonici” 2!

Utilizzare esercizi bonus per la fila

Un esercizio bonus per la fila è un piccolissimo e velocissimo esercizio che può essere svolto da un giocatore in fila. L’esercizio può essere fisico, tecnico o fisico-tecnico.

Esempio

Ricezione singola con una coppia di ricevitori (uno in campo e uno fuori in attesa)

Durante l’attesa, il giocatore fuori potrebbe alternare semplici esercizi di rapidità dei piedi a dei colpi di bagher alla parete.

Aumento della qualità delle ripetizioni

Il punto più importante per garantire qualità alle ripetizioni è già stato toccato: si tratta dell’importantissimo principio della progressione didattica. Un esercizio troppo difficile per un atleta non porterà alcun beneficio alla sua crescita!

Come individuare la giusta soglia per “proseguire nella progressione”? Stime empiriche possono portare ad affermare che una esercitazione è allenante quando il numero di esecuzioni corrette oscilla intorno al 50% del totale, valore che può salire fino al 70-80% nelle fasi più avanzate di stabilizzazione (ma qui dovrebbero subentrare anche esercitazioni sintetiche e globali). Naturalmente le stime individuali sono difficilmente realizzabili nella pratica: rimane comunque importante provare a suddividere i giocatori in 2-3-4 gruppi per abilità compatibili e proporre progressioni il più possibile mirate alle capacità effettive.

Un altro grande punto relativo alla qualità delle ripetizioni è dato dalle correzioni dell’allenatore, che a mio avviso negli esercizi analitici devono essere molto frequenti (l’allenatore deve “far fatica” durante il suo lavoro!), strutturate (modulazione del tono e volume di voce, scelta del tipo di feedback, stile, gestualità…) e il più possibile individualizzate (ogni giocatore reagisce meglio a determinati tipi di feedback).

Molto importante è anche prevedere, quando possibile, dei piccoli recuperi tecnici in momenti extra rispetto al normale orario di allenamento. Può anche trattarsi degli ultimi 5′ del proprio spazio palestra, ma devono essere estremamente focalizzati e con un gruppo molto ristretto di giocatori (tendenzialmente non superiore a 2-3).

Ridurre la noia

I blocchi analitici risultano spesso “noiosi” ai giocatori, che preferiscono di gran lunga le situazioni di gioco. Credo tuttavia che con alcuni accorgimenti sia possibile lavorare con grande efficacia e buona “sopportazione” da parte degli atleti. Di seguito alcune idee:

  • Come già discusso in precedenza, la presenza dell’allenatore deve essere molto forte per mantenere alto il ritmo e l’attenzione (tramite correzioni): basta mettersi un attimo nei panni dei giocatori per capire quanto presto diventi frustrante lavorare su gesti singoli molto lentamente e senza alcun feedback.
  • Anziché svolgere pochi esercizi (1-2) in tanto tempo (30-40′), soprattutto a livello maschile può invece essere utile proporre tante piccole progressioni, formante da un buon numero di esercizi svolti per poco tempo (magari anche con qualche variante più ludica).
  • Quando il gesto inizia ad essere appreso, aggiungere degli obiettivi individuali e, se possibile, segnare i progressi per lavorare sui record personali (sfida con se stessi).
  • Stimolare la socialità svolgendo esercizi a gruppi e variandoli spesso.
  • Rendere i giocatori participi del proprio percorso tecnico illustrando sempre obiettivi e finalità dell’allenamento e dei singoli esercizi.
  • Alternare situazioni analitiche a situazioni di applicazione al gioco.

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