Le esigenze del team

In seguito ad una specifica richiesta dei miei dirigenti, ho prodotto un documento che presenti alcuni possibili miglioramenti societari, in vista della Stagione 2008/2009. Avendone avuto l’occasione, ho pensato di scrivere alcuni pensieri che ritengo importanti sull’organizzazione sportiva, che quindi mi permetto di pubblicare.

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Per come la vedo io, l’organizzazione di una attività sportiva è un compito molto complicato, in quanto richiede che siano tenuti ben presenti alcuni aspetti e, soprattutto, che vengano rispettate alcune esigenze basilari:

  • Esigenze della società
  • Esigenze dei giocatori
  • Esigenze delle famiglie
  • Esigenze degli allenatori

Le esigenze della società sono quelle che penso abbiate più chiare, quindi mi ci soffermerò poco, sottolineando comunque alcuni aspetti che vi consiglio di non sottovalutare. Anzitutto, dobbiamo tenere presente l’aspetto economico, ossia dobbiamo cercare di capire cosa realmente possiamo e non possiamo fare. Un secondo aspetto è quello organizzativo: una società sportiva si deve basare su una gerarchia organizzata. Ogni gruppo deve avere un dirigente accompagnatore, che curi le esigenze specifiche di una sola squadra. Ogni gruppo deve avere una serie di assistenti di gara, ovvero i segnapunti, gli addetti ai tabelloni, eventuali addetti alle statistiche, eventuali addetti stampa. Questi, di norma, non sono reclutabili professionalmente, pertanto si deve cercare di coinvolgere quanto più possibile i genitori. Per questo, però, è necessario che essi stessi siano soddisfatti dell’ambiente. L’altro aspetto importante è quello numerico: dobbiamo capire a quanti ragazzi possiamo garantire una adeguata stagione agonistica. La spiegazione dell’aggettivo “adeguata” ti sarà più chiaro leggendo il seguito. L’errore che io ho visto commettere più spesso, non solo da noi, è quello di pensare che a numero più alto di iscritti corrisponda un risultato migliore: invece, è veramente importante, secondo me, avere un numero di iscritti adeguato al servizio che possiamo offrire. E’ un po’ come quando si va al ristorante: se il capo prende dentro troppi clienti e li lascia ad aspettare per ore intere, sicuramente perderà i clienti. Se invece, come è naturale che sia, una volta riempito il locale rinunci all’eccesso, è più probabile che gli attuali clienti rimangano più soddisfatti, decidendo di tornare altre volte, così come è facile che anche gli “esclusi” ritentino in altre occasioni, magari prenotando un posto. Qual è il numero giusto? Dal mio punto di vista, non si possono creare squadre con più di 14-15 elementi. E, se si vuole lavorare con qualità elevata, è necessario che, superati i 10 elementi, si possa disporre, almeno saltuariamente, di assistenza in palestra. Il discorso è valido anche a ritroso: una squadra con meno di 10 elementi non è da attivare, per il semplice motivo che durante l’anno eventuali perdite di giocatori potrebbero rivelarsi catastrofiche.

Altra esigenza è quella logistica delle partite: ad ogni partita sono necessari segnapunti e, ai livelli più bassi, anche arbitri. Questo fatto non va affrontato la prima volta che si presenta, ma all’inizio della stagione! Bisogna avere la disponibilità di almeno 3-4 genitori a squadra e, per gli arbitraggi, si può aggiungere una “obbligatorietà”, per i giocatori della prima squadra o dell’U18, riguardo all’arbitraggio di queste partite (sarebbe anche una bella iniziativa per fare vedere che la Società non è formata da tanti gruppi distinti, ma collabora e coopera come una vera famiglia).

Utilizzo l’esempio del ristorante per addentrarmi immediatamente in quelle che ritengo essere le esigenze dei giocatori, che sono a tutti gli effetti i clienti del nostro ristorante. Il cliente desidera anzitutto un luogo adeguato a ciò che dovrà fare: non saremmo certo contenti di mangiare in una cantina! Dal punto di vista pallavolistico, una palestra pallavolistica degna di tale nome necessita di queste caratteristiche: pavimento pulito e non traumatico per i salti, soffitto di altezza sufficiente per garantire importanti obiettivi tecnici (almeno 6-7 metri), una temperatura attorno ai 18° anche in inverno, docce calde e sufficienti dal punto di vista numerico.

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L’altra esigenza del giocatore è di sentirsi ben trattato: questo deve partire sicuramente dall’allenatore, che deve riuscire a far sentire il proprio atleta un vero e proprio campioncino, ma deve continuare anche dalla società, che deve promuovere attività che facciano sentire il giocatore parte attiva della famiglia-società. Organizzazione di eventi, magliette, gadget, coinvolgimento con le attività della prima squadra (che non può non esserci!), sono tutti aspetti che fanno sentire un ragazzo orgoglioso di essere parte di un gruppo. Il giocatore deve essere orgoglioso di essere parte della Polisportiva, non esserci perché non ha alternative!

Passo ora alle esigenze delle famiglie, dove, come nel primo caso, penso possiate essere ben più preparati di me: ritengo che, anzitutto, l’interesse primario delle famiglie sia che siano soddisfatte le esigenze del figlio. Quindi, quel che è già stato detto. Inoltre, ogni famiglia ha esigenze organizzative: deve conoscere per tempo orari e luoghi delle partite, deve essere avvertita di ogni minima variazione ed iniziativa. Dove possibile, ai genitori piace essere coinvolti nelle attività di squadra: scrivere sul sito, aiutare in palestra, fare il segnapunti e così via. Infine, aspetto cruciale, alle famiglie interessa tantissimo che i soldi spesi abbiano un riscontro materiale: senza troppi giri di parole, noi sappiamo bene che i 300€ annui versati non coprono nemmeno le spese delle palestre, ma è anche vero che alle famiglie non interessano particolarmente le spese societarie. Far passare un anno senza dare quanto meno una maglietta di rappresentanza, una borsa ed una tuta per i nuovi arrivati, non è comunque un bel gesto. Se le finanze non lo permettono, si deve cercare di risparmiare, riutilizzando le maglie e le tute da gioco, ma credo che ogni anno qualcosa dovrebbe essere dato: sia una maglia, una felpa, una borsa, una borraccia, qualsiasi cosa, purché si faccia vedere che ad una spesa in denaro corrisponde comunque un riscontro materiale. Sempre per risparmiare, bisognerebbe tener presente che, di norma, almeno nelle giovanili, le maglie, le tute e tutto il materiale fornito ai giocatori non diventa proprietà degli stessi, ma rimane proprietà della Società: in altre parole, a fine stagione tutto deve tornare indietro! In questo modo si evita che, ad esempio, nel percorso dall’U13 all’U18, ogni giocatore riceva 3-4 magliette da gioco, salvo poi smettere di giocare e tenersi tutto (con conseguenti necessità di nuove spese ogni anno).

Infine, mi addentro nel mio campo, ossia le esigenze degli allenatori. Ogni allenatore ha dei sogni sulle modalità di lavoro, spesso irrealizzabili. Ad ogni modo, ci sono alcune caratteristiche che ritengo veramente basilari. Ogni allenatore ha l’esigenza di poter lavorare con la fiducia dei propri dirigenti, cosa che a me, personalmente, è sempre stata garantita, ma che comunque consiglio di non dimenticare mai. Un allenatore deve poter sapere che le sue scelte tecniche non saranno giudicate da persone a cui non spetta questo compito e ha anche necessità di sapere che sarà appoggiato nelle proprie scelte disciplinari, ovviamente nei limiti dell’umano. Ogni allenatore ha anche necessità di garantire una sufficiente qualità allenante: c’è necessità di poter lavorare per i famosi 3 allenamenti da 2 ore (compresi riscaldamenti e defaticamenti), c’è la necessità di garantire un adeguato numero di partite ai propri giocatori (secondo me, ogni giovanile dovrebbe giocare almeno 30 partite ufficiali ogni anno), c’è la necessità di poter disporre di alcuni strumenti vitali. Ad esempio, è necessario disporre almeno di un pallone per ogni giocatore, più qualche pallone extra. Quindi, almeno 12-15 palloni per ogni palestra frequentata. Più il numero di palloni aumenta, più è possibile allenare meglio. E’ necessario avere un campo adeguato, con spazio al di fuori del terreno da gioco, quando possibile, ed un soffitto sufficiente per i propri obiettivi tecnici. E’ necessaria una rete facilmente gestibile, montabile e smontabile, alzabile ed abbassabile con precisione. E’ necessario disporre di alcuni attrezzi veramente basilari, ma che spesso sono assenti, rotti o non disponibili: palle mediche, tavoli stabili (tali almeno da garantire l’incolumità di chi c’è sopra!), carrelli (almeno due!). Tutto il resto, dipende da chi è l’allenatore e da quali strumenti personali possiede. Ad esempio, io chiedo sempre di avere strumenti per fare prevenzione sull’articolazione della caviglia, ma solo ad aprile di quest’anno sono riuscito ad essere accontentato, con l’acquisto di uno strumento che, seppur banale e di qualità discutibile, è quanto meno meglio di niente. Ogni allenatore ha inoltre l’esigenza di non essere coinvolto in attività burocratiche che sono competenza del dirigente accompagnatore della squadra: controllo e preparazione documenti, organizzazione trasferte, comunicazioni ai genitori, spostamenti di orari, spostamenti gare, organizzazione amichevoli, scrittura articoli non sono attività che dovrebbero competere ad un allenatore, perché sottraggono tempo prezioso al suo vero compito, ossia quello di garantire uno sviluppo professionale e controllato di tecnica, tattica, fisico, disciplina, psicologia dei propri giocatori. L’allenatore ha necessità numeriche, così come la società.

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Che ne pensate? C’è altro che si potrebbe aggiungere?

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2 commenti su “Le esigenze del team”

  1. Io l’ho copiato ed inviato ai miei dirigenti, perchè sono cose che predico (nel deserto) da tempo. L’unica cosa da aggiungere è, forse, il discorso economico per gli allenatori…

  2. Sono daccordo su quanto scritto. Se mi permettete suggerirei altre informazioni frutto della personale esperienza come D.S. Team volley CASTELLANETA.
    Dare più enfasi e diffusione delle innumerevoli attività ed iniziative che la società svolge. In un mondo come quello attuale vale, purtroppo l’ apparire anzichè l’essere. Siccome le associazioni sportive fanno, fanno, fanno e poco appaiono, sembra che non facciano niente invece dobbiamo focalizzare l’attenzione sul comunicare quello che facciamo. Basterà far di meno e comunicarlo, avremo certamente più visibilità e coloro che ci circondano, famiglie atlete, tifosi, si convinceranno che operiamo di più, Avranno la sensazione che la società funzioni meglio e di più.
    Da solo certo non basta.
    Un saluto Piero FUMAROLA TEAM VOLLEY CASTELLANETA (TA)

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