I giocatori in prova

Ho concluso felicemente la prima settimana di allenamento. Quest’anno alleno un gruppo maschile Under18. Un gruppo in realtà molto giovane. Diciamo, senza troppe pretese e con buoni margini di miglioramento.

L’argomento di cui vorrei parlare oggi è un tema di cui nessuno parla mai, forse perché, in realtà, non vi si attribuisce alcuna importanza. Vorrei spendere due pareri e perplessità in merito ai giocatori in prova nel mese di Settembre. Ritengo che questa possa rivelarsi un’arma a doppio taglio: da un lato la possibilità di integrare il nostro organico di ragazzotti ci intriga (del resto, spesso il target giovanile è anche quello di “far numero”), dall’altra però si pongono alcuni problemi che devono essere affrontati e che saranno il tema di questa pagina.

I problemi di cui dobbiamo occuparci sono molteplici:

  1. Dobbiamo necessariamente portare avanti il nostro programma di preparazione fisico-tecnico-tattica
  2. Non dobbiamo danneggiare il giocatore nuovo
  3. Dobbiamo valutare in poco tempo se si tratta di un potenziale elemento valido
  4. Dobbiamo far “buona impressione”

Il discorso è contestualizzato alla mia squadra, ma penso non si fatichi troppo se lo si prova ad adattare ad una qualsiasi squadra giovanile già pronta dal mese di Giugno, ma comunque disposta a visionare atleti anche a Settembre. E’ un discorso valido solo se parliamo di allenatori che preparano gli allenamenti in base ai giocatori di cui dispongono (spero lo facciano tutti!) e di società in cui, spesso e volentieri, la gente nuova arriva senza preavviso (leggono gli orari di allenamento dal sito web della società, o li chiedono al dirigente).

Nella maggior parte dei casi, non siamo in grado di prevedere quando e in che quantità avremo giocatori in prova. Non sapremo nulla di loro a priori. Questo impone, a mio avviso, il fatto che non si possa pensare ad un allenamento generico, come eventualmente si potrebbe fare a Giugno. Quindi, essenzialmente, l’allenamento è quello che faremmo fare normalmente ai nostri atleti. Con la variabile di qualche potenziale novità.

Il metodo che sto adottando quest’anno è semplice: quando preparo una seduta (almeno così ho fatto questa settimana e farò la prossima, poi direi che il “pericolo gente nuova” potrà essere considerato superato), lascio sempre delle tempistiche un po’ “dilatate“, per poter inserire un turno in cui lavori anche il/i giocatore/i in prova. Se quel giorno non abbiamo nessuno nuovo (ed è capitato), vorrà dire che il tempo in più potrà essere utilizzato per un lavoro “extra” da qualche mio atleta. Sicuramente non è un metodo ottimale, ma penso che sia meglio del preparare una seduta solo per i miei giocatori e dover poi in qualche modo inserire la variabile nuova. Del resto, non possiamo neanche pretendere che il ragazzo passi tutto l’allenamento a raccogliere palloni (è in contraddizione con il problema 4).

Questo metodo funziona benone per la parte tecnica dell’allenamento. Però non può essere adattato alla parte fisica ed a quella tattica. Nella parte fisica dell’allenamento dobbiamo essere bravi ad evitare traumi al nuovo arrivato (problema 2), pertanto è importante non solo limitare intensità e volume degli esercizi, ma anche eliminare alcuni esercizi considerati pericolosi. Ad esempio, un discorso affrontato di recente sul forum di preparazionefisica.it è relativo all’affondo laterale, che, se eseguito in stato di mancato allenamento e con tecnica non corretta, può causare problemi all’adduttore. Considerato che, nella maggior parte dei casi i ragazzi nuovi arrivano dopo diversi mesi di ozio totale, è bene valutare con attenzione la possibilità di escluderlo da alcune esercitazioni che, magari, per il resto dei giocatori sono già applicabili.

L’aspetto tattico, infine, non mi ha ancora fornito indicazioni interessanti, nel senso che quando devo valutare qualcosa con i miei ragazzi relativamente ad una strategia di gara (ad esempio, riguardare le rotazioni di CP o il sistema di BP), non posso fare a meno che annoiare il nuovo. Ritengo che, se da un lato questo potrebbe risultare noioso (problema numero 4), dall’altro potrebbe anche entusiasmarlo il fatto di vedere qualcosa di “figo”. O almeno, io quando ero più piccolino mi appassionavo un sacco nel vedere gli schemi di gioco.

Nel caso si disponga di un aiutante, è bene sfruttare al massimo questa possibilità, ed utilizzare, ad esempio, i momenti di tattica o di tecnica individuale per valutare le capacità tecniche del nuovo arrivato, almeno da un punto di vista potenziale. Com’è il suo tocco di palleggio? Com’è, nel complesso, il bagher? E’ in grado di fare una piazzata da terra? Pensiamo potrebbe essere utile al gruppo? Prima riusciamo a fare questa valutazione, prima riusciamo ad inserire il ragazzo nel gruppo. L’aspetto psicologico è molto importante: se abbiamo trovato un potenziale buono, qualche parola di elogio (magari davanti ai genitori?) potrebbe convincerlo definitivamente ad entrare nel gruppo. Viceversa, se capiamo che il ragazzo non è minimamente al livello del nostro gruppo, possiamo suggerire l’inserimento in una squadra più giovane (magari solo per qualche mese?).

A questo punto non mi resta che sentire il parere di chiunque abbia voglia di esprimerlo. Come gestite voi questa situazione? Improvvisate? Se sì, come? Programmate? In che modo?

Una buona settimana di pallavolo a tutti.

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