La visione sportiva

Riporto uno stralcio di una lettera che ho consegnato ai genitori dei miei atleti, in occasione dell’ultimo allenamento stagionale.

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Vorrei soffermarmi ora su un tema delicato e per cui non mi stancherò mai di scrivere e parlare: il problema della corretta visione dell’attività sportiva. Ritengo sia importante che i ragazzi capiscano che l’attività sportiva non è in contrasto con la vita privata, ma insegna ad organizzare il proprio tempo al meglio. Non è in contrasto con le amicizie, ma, anzi, deve stimolare a conoscere sempre più gente, sia ad allenamento, sia alle partite, sia agli incontri al parco. Le stesse famiglie, però, devono comprendere come sia importante che i ragazzi vivano l’esperienza sportiva nel modo più completo, con tutti gli allenamenti e tutte le partite frequentate, a Settembre, così come a Maggio! L’importanza di avere un impegno fisso, oltre alla scuola, si traduce nel riuscire a gestire il proprio tempo al meglio, nell’imparare che un giorno totalmente libero può essere utilizzato per iniziare il lavoro dei giorni seguenti, nell’imparare a dosarsi in ogni cosa. L’attività sportiva non è e non deve essere vista come un oratorio, dove passare un pomeriggio ogni tanto: l’attività sportiva è un vero e proprio stile di vita. Frequentare la palestra impone il rispetto di alcune basilari regole (così come lo sarà frequentare un ambiente lavorativo), impone il rispetto degli altri (così come lo è l’essere parte di una comunità) e garantisce la cura di se stessi (non dimentichiamo mai che il fisico non può essere trascurato). Il conoscere gente nuova deve essere concepito come uno stimolo (abbandoniamo le chat!), che lo sport ha sempre garantito e sempre garantirà: la partitella ai giardini con gli amici, l’andare a vedere la ragazza che fa allenamento, l’andare a guardare le partite dei propri amici e delle proprie amiche, sono tutte attività che chi vive lo sport nel modo più corretto riesce ad apprezzare.

Se posso permettermi, quindi, vorrei lasciarvi con un consiglio: ragazzi, cercate di godere appieno delle possibilità che lo sport vi offre! Famiglie, cercate di incoraggiare i ragazzi in questo processo! Lo studio è un’attività sicuramente faticosa (ed è sicuramente l’attività più importante per ogni ragazzo), ma non è e non può essere un deterrente per la frequentazione della palestra. Imparate ad organizzare il vostro tempo, imparate che non sempre si può fare tutto, ma imparate anche che lo sport, così come la scuola, è un’attività per cui si spendono tempi ed energie e, come tali, meritano il rispetto di tutti. Quello che per l’atleta è un gioco, per gli allenatori è un lavoro, per i dirigenti una voluminosa occupazione di tempo, per i genitori un impegno. Non si tratta di esasperazione, si tratta di rendere onore ad un impegno che ognuno si prende all’inizio di una stagione.

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Forum tecnico

Ecco una piccola novità su questo sito: da oggi è disponibile un forum per allenatori di pallavolo, dove discutere di tecnica, tattica, preparazione fisica, teoria dell’allenamento e di tutto quello che riguardi l’aspetto più tecnico del nostro sport. Spero che questa idea possa trovare qualche attenzione. Il sistema è appena stato installato, quindi scrivetemi se notate irregolarità.

Il link al forum è tra quelli in alto. Buona navigazione e buone discussioni.

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Intermezzo

Sebbene non c’entri nulla con il blog tecnico, mi riservo il diritto di lasciare un piccolo intervento di passaggio per segnalare che, finalmente, esco da quell’intermezzo che è “Allievo Allenatore”. Il Primo Grado è ora mio.

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31 maggio 2008: tutti a Bologna!

Il 31 maggio 2008, in occasione della fondazione dell’Associazione Preparatori Fisici del Volley, la maggioranza dei preparatori atletici della pallavolo italiana dei massimi livelli (A1, A2) sarà riunita a Bologna. L’attività è organizzata da un sito – www.preparazionefisica.it – che frequento e a cui collaboro (nei limiti di quanto possibile, non essendo io preparatore) da ormai molto tempo. L’invito di partecipazione è esteso a tutti i visitatori del sito ed a tutti gli interessati. L’unica cosa da fare è contattare i webmaster e segnalare la propria intenzione a prendere parte all’evento.

Io non mancherò.

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Il periodo transitorio nelle giovanili

Periodo TransitorioIl periodo transitorio è, per definizione, quello che separa la conclusione del campionato da quella effettiva degli allenamenti. Ci sono squadre che, banalmente, non svolgono alcun lavoro in questo periodo, altre che, invece, si dedicano con meticolosità e dedizione al lavoro.

In realtà il periodo transitorio, se utilizzato nella maniera corretta, può rivelarsi particolarmente utile: non avendo più l’ansia della prestazione (e, magari, l’importante obiettivo preposto), infatti, si ha tutta la tranquillità e la serenità per concentrarsi su alcuni aspetti che durante l’anno sono stati trascurati.

Si può parlare di carenze tecniche individuali, ma anche di incrementi strategici (per semplificare il lavoro l’anno successivo), oppure anche di fisico. Senza trascurare che, per la maggioranza delle squadre, il periodo transitorio sancisce anche l’inizio del mercato, ovvero dei giocatori in prova.

Parlando di giovanili, dobbiamo tenere presenti alcuni aspetti:

  • Molti ragazzi non hanno più voglia di faticare, essendo terminati i veri stimoli (le gare)
  • Abbiamo l’opportunità di lavorare molto scrupolosamente sulla tecnica individuale

Già da subito notiamo un’evidente contraddizione. La necessità dell’allenatore è quella di lavorare molto sull’analitico e sul sintetico, la necessità del giocatore è quella di non avere frustrazioni e giocare molto, se viene in palestra. A tutto questo va aggiunto quello che, a mio avviso, è uno degli aspetti cruciali del periodo di transizione: l’aspetto fisico. Il periodo di transizione, dal punto di vista fisico, può avere diversi obiettivi:

  • Incrementi muscolari di diverso tipo
  • Correzione di alcuni problemi posturali
  • Lavoro specifico sui traumi avuti durante l’anno
  • Prevenzione personalizzata
  • Apprendimento della tecnica di alcuni esercizi fisici

L’ultimo punto, in particolare, parlando di giovanili, può essere molto interessante: pensare di dedicare un po’ di tempo al fisico, insegnando la tecnica esecutiva di alcuni esercizi con sovraccarico (attività che, se eseguita con moderazione e senza eccessi piace agli atleti), potrebbe anche portare il vantaggio di partire con basi migliori per un lavoro mirato di preparazione fisica nella stagione successiva.

Ritornando all’aspetto tecnico, è chiaro che è compito dell’allenatore stabilire un programma che possa anche attirare i ragazzi verso la palestra, anche nei mesi di Maggio e, a volte, di Giugno. Per non eccedere in casi e casi, parlerò banalmente delle scelte che ho fatto io quest’anno, con il mio gruppo Under 18 maschile.

Anzitutto, abbiamo deciso di continuare a svolgere 3 allenamenti settimanali da 2 ore (salvo casi eccezionali), seppur a ranghi ridotti (le palestre sono già pagate anche per maggio), mentre, presumibilmente, da Giugno non riusciremo più ad allenarci, salvo 3-4 volte entro le prime due settimane. Ad ogni modo, ho focalizzato il lavoro seguendo questi principi:

  1. Ai ragazzi piacciono essenzialmente due aspetti: l’attacco ed il servizio in salto;
  2. Avendo in gruppo molti U16 (U18 dall’anno prossimo), dobbiamo sistemare due aspetti tecnici che ritengo vitali per questa fascia di età: ricezione e attacco, anche di palla alta (anche se questo sarebbe più un obiettivo da U14, avendo giocatori con poca esperienza alle spalle, il discorso è ancora più che aperto);
  3. Sempre per il discorso dell’aver avuto molti giocatoriU16, ma con campionati di Serie, abbiamo lavorato tutto l’anno con la rete 2.43 metri, con conseguenti “bracci più lenti del dovuto” per passare la rete senza tirare fuori;
  4. Ci sono 2-3 giocatori dell’attuale gruppo U16 che sono maturati molto durante l’anno e che andrebbero inseriti con l’attuale gruppo l’anno prossimo;
  5. I giocatori non hanno mai svolto esercitazioni con sovraccarichi.

A questo punto, ho delineato un programma di massima:

  • Martedì: allenamento specifico sull’attacco forte, con rete 2.35 circa. 30′ di riscaldamento, 60′ di fasi analitico – sintetiche e 30′ di fasi di gioco o globale (numeri permettendo), sempre con punteggi bonus per l’attacco. Attenzione: tutti i giocatori devono attaccare da tutte le zone, in più i centrali continueranno ad allenare il primo tempo.
  • Mercoledì: allenamento specifico su battuta e ricezione. 30′ di riscaldamento, 60′ di fasi analitico – sintetiche (nelle fasi sintetiche si inserisce anche il servizio al salto e si conclude l’azione con l’attacco), 30′ di fasi di gioco o globali.
  • Venerdì: lavoro sull’attacco di palla alta, quindi, in linea di principio, sul contrattacco e la fase break. Quando possibile, più spazio al globale.

A titolo di esempio, in maniera molto schematica e priva di dettagli (per altro, disponibili in forma completa nei miei allenamenti sul VCS), riporto i primi due allenamenti della scorsa settimana.

Martedì 6 maggio 2008

Finalità: attacco
Atleti: 3 palleggiatori, 7 attaccanti
Durata: 2 ore

  • 30′ Riscaldamento fisico e tecnico guidato.
  • 30′ Tecnica specifica – parte 1.
    • Alzatori: alzate di vari palloni su lancio del compagno (alzate sia da terra che in salto).
    • Attaccanti: trasformazione per la rincorsa, attaccando palloni lanciati dall’allenatore (3 palloni di fila, 2 in primo tempo e 1 in secondo, ponendo attenzione sull’esplosività della rincorsa).
  • 30′ Tecnica specifica – parte 2: lavoro a gruppi in attacco da zona 2 e zona 1.
    • Gruppo 1: attacco con alzata degli alzatori di palla mezza dietro sia in prima che in seconda linea.
    • Gruppo 2: trasformazione per il caricamento, 2-3 colpi da terra con gomito alto e subito 1 attacco in secondo tempo su lancio dell’allenatore.
  • 30′ Fase di gioco: due giocatori appoggiano una palla dell’allenatore su tutto il campo e ci sono 3 uscite. d’attacco contro due giocatori a muro esterni (palla in 2, per un giocatore che non era in appoggio, palla in 6, palla in 4). Punteggi singoli e gara tra tutti gli attaccanti.

Mercoledì 7 maggio 2008

Finalità: ricezione
Atleti: 2 palleggiatori, 6 attaccanti
Durata: 95 minuti

  • 30′ Riscaldamento fisico e tecnico guidato.
  • 30′ Ricezione singola su metà campo contro battuta floating da terra: 2 giri di ricezione in zona 5 (battuta da zona 5 poi da zona 1) e 2 giri in zona 1. Gara tra battitore e ricevitore con obiettivi di positività individuali su 10 battute.
  • 45′ Sintetico ricezione e attacco: due giocatori ricevono su 2/3 di campo nelle zone 5/6, il ricevitore di zona 5 attacca anche da zona 4. Un altro giocatore è solo in attacco in zona 2 o in zona 3 (a seconda del giocatore). Servizio libero, ricezione e attacco a discrezione dell’alzatore, segue free ball per l’attacco del secondo giocatore. Errore al servizio comporta Jolly Ball, ossia servizio da terra da non sbagliare.

Ecco, in linea di principio, i criteri che utilizzo per concludere nel modo più felice per tutti questa stagione. C’è da aggiungere che il nostro periodo transitorio è un po’ “forzato”, nel senso che stiamo partecipando ad un piccolo torneo di 4 partite che ci tiene ancora un po’ impegnati nel week-end. Ad ogni modo, il torneo è stato fatto per dare spazio di gioco a tutti, quindi non ci poniamo obiettivi di classifica e, pertanto, possiamo dirci mentalmente già in periodo transitorio.

Riguardo al discorso fisico, avevo già preparato una scheda per l’insegnamento di alcuni esercizi di base, anche se, causa problemi vari della società, ancora non siamo riusciti ad andare in sala pesi. Ad ogni modo, gli esercizi che abbiamo ritenuto importanti sono:

  • Seduta #1
    • Squat a 90° con bilanciere libero
    • Spinte alla panca piana
    • Trazioni al pulley
  • Seduta #2
    • Affondi frontali con manubri
    • Lento avanti con manubri
    • Trazioni alla lat machine

Le modalità di lavoro previste sono: carichi molto bassi (tali da garantire comunque un sovraccarico), 3 serie da 10 ripetizioni per ogni esercizio, attenzione alla tecnica esecutiva, esecuzione lenta e controllata.

Personalmente, mi ritengo abbastanza soddisfatto dagli effetti ottenuti: abbiamo comunque una buona frequenza agli allenamenti, stiamo ottenendo, già in poco tempo, buoni risultati e gli allenamenti non risultano eccessivamente noiosi.

Il periodo di transizione, in conclusione, deve poter soddisfare le esigenze dei giocatori, che hanno voglia di subire stress inferiori rispetto al campionato, ma anche quelle degli allenatori, che hanno necessità di sfruttare appieno il tempo senza gare per concentrarsi sulla tecnica individuale.

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Materiale per Allenatori

Sei alla ricerca di un modulo e non hai voglia di prepararlo? Vorresti dei fogli con i campi già disegnati, da stampare e avere con te per ogni esigenza? Fogli per appuntarsi qualcosa alle partite? Fogli per le assenze, rendimenti, convocazioni? Fogli per scrivere allenamenti a mano? Fogli per preparare le programmazioni degli allenamenti? Analisi rotazioni, scout manuali? Valutazioni, test? Da oggi puoi trovare tutti i moduli da me prodotti in una apposita pagina.

Nella stessa, inoltre, sono disponibili anche alcuni software, che io utilizzo personalmente e che mi sento di consigliare a tutti gli “addetti ai lavori“.

Dimenticavo: tutto è, chiaramente, totalmente gratuito.

Spero che qualcosa possa esservi utile e, come sempre, attendo commenti, critiche e consigli. Buona navigazione.

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Le esigenze del team

In seguito ad una specifica richiesta dei miei dirigenti, ho prodotto un documento che presenti alcuni possibili miglioramenti societari, in vista della Stagione 2008/2009. Avendone avuto l’occasione, ho pensato di scrivere alcuni pensieri che ritengo importanti sull’organizzazione sportiva, che quindi mi permetto di pubblicare.

[…]

Per come la vedo io, l’organizzazione di una attività sportiva è un compito molto complicato, in quanto richiede che siano tenuti ben presenti alcuni aspetti e, soprattutto, che vengano rispettate alcune esigenze basilari:

  • Esigenze della società
  • Esigenze dei giocatori
  • Esigenze delle famiglie
  • Esigenze degli allenatori

Le esigenze della società sono quelle che penso abbiate più chiare, quindi mi ci soffermerò poco, sottolineando comunque alcuni aspetti che vi consiglio di non sottovalutare. Anzitutto, dobbiamo tenere presente l’aspetto economico, ossia dobbiamo cercare di capire cosa realmente possiamo e non possiamo fare. Un secondo aspetto è quello organizzativo: una società sportiva si deve basare su una gerarchia organizzata. Ogni gruppo deve avere un dirigente accompagnatore, che curi le esigenze specifiche di una sola squadra. Ogni gruppo deve avere una serie di assistenti di gara, ovvero i segnapunti, gli addetti ai tabelloni, eventuali addetti alle statistiche, eventuali addetti stampa. Questi, di norma, non sono reclutabili professionalmente, pertanto si deve cercare di coinvolgere quanto più possibile i genitori. Per questo, però, è necessario che essi stessi siano soddisfatti dell’ambiente. L’altro aspetto importante è quello numerico: dobbiamo capire a quanti ragazzi possiamo garantire una adeguata stagione agonistica. La spiegazione dell’aggettivo “adeguata” ti sarà più chiaro leggendo il seguito. L’errore che io ho visto commettere più spesso, non solo da noi, è quello di pensare che a numero più alto di iscritti corrisponda un risultato migliore: invece, è veramente importante, secondo me, avere un numero di iscritti adeguato al servizio che possiamo offrire. E’ un po’ come quando si va al ristorante: se il capo prende dentro troppi clienti e li lascia ad aspettare per ore intere, sicuramente perderà i clienti. Se invece, come è naturale che sia, una volta riempito il locale rinunci all’eccesso, è più probabile che gli attuali clienti rimangano più soddisfatti, decidendo di tornare altre volte, così come è facile che anche gli “esclusi” ritentino in altre occasioni, magari prenotando un posto. Qual è il numero giusto? Dal mio punto di vista, non si possono creare squadre con più di 14-15 elementi. E, se si vuole lavorare con qualità elevata, è necessario che, superati i 10 elementi, si possa disporre, almeno saltuariamente, di assistenza in palestra. Il discorso è valido anche a ritroso: una squadra con meno di 10 elementi non è da attivare, per il semplice motivo che durante l’anno eventuali perdite di giocatori potrebbero rivelarsi catastrofiche.

Altra esigenza è quella logistica delle partite: ad ogni partita sono necessari segnapunti e, ai livelli più bassi, anche arbitri. Questo fatto non va affrontato la prima volta che si presenta, ma all’inizio della stagione! Bisogna avere la disponibilità di almeno 3-4 genitori a squadra e, per gli arbitraggi, si può aggiungere una “obbligatorietà”, per i giocatori della prima squadra o dell’U18, riguardo all’arbitraggio di queste partite (sarebbe anche una bella iniziativa per fare vedere che la Società non è formata da tanti gruppi distinti, ma collabora e coopera come una vera famiglia).

Utilizzo l’esempio del ristorante per addentrarmi immediatamente in quelle che ritengo essere le esigenze dei giocatori, che sono a tutti gli effetti i clienti del nostro ristorante. Il cliente desidera anzitutto un luogo adeguato a ciò che dovrà fare: non saremmo certo contenti di mangiare in una cantina! Dal punto di vista pallavolistico, una palestra pallavolistica degna di tale nome necessita di queste caratteristiche: pavimento pulito e non traumatico per i salti, soffitto di altezza sufficiente per garantire importanti obiettivi tecnici (almeno 6-7 metri), una temperatura attorno ai 18° anche in inverno, docce calde e sufficienti dal punto di vista numerico.

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L’altra esigenza del giocatore è di sentirsi ben trattato: questo deve partire sicuramente dall’allenatore, che deve riuscire a far sentire il proprio atleta un vero e proprio campioncino, ma deve continuare anche dalla società, che deve promuovere attività che facciano sentire il giocatore parte attiva della famiglia-società. Organizzazione di eventi, magliette, gadget, coinvolgimento con le attività della prima squadra (che non può non esserci!), sono tutti aspetti che fanno sentire un ragazzo orgoglioso di essere parte di un gruppo. Il giocatore deve essere orgoglioso di essere parte della Polisportiva, non esserci perché non ha alternative!

Passo ora alle esigenze delle famiglie, dove, come nel primo caso, penso possiate essere ben più preparati di me: ritengo che, anzitutto, l’interesse primario delle famiglie sia che siano soddisfatte le esigenze del figlio. Quindi, quel che è già stato detto. Inoltre, ogni famiglia ha esigenze organizzative: deve conoscere per tempo orari e luoghi delle partite, deve essere avvertita di ogni minima variazione ed iniziativa. Dove possibile, ai genitori piace essere coinvolti nelle attività di squadra: scrivere sul sito, aiutare in palestra, fare il segnapunti e così via. Infine, aspetto cruciale, alle famiglie interessa tantissimo che i soldi spesi abbiano un riscontro materiale: senza troppi giri di parole, noi sappiamo bene che i 300€ annui versati non coprono nemmeno le spese delle palestre, ma è anche vero che alle famiglie non interessano particolarmente le spese societarie. Far passare un anno senza dare quanto meno una maglietta di rappresentanza, una borsa ed una tuta per i nuovi arrivati, non è comunque un bel gesto. Se le finanze non lo permettono, si deve cercare di risparmiare, riutilizzando le maglie e le tute da gioco, ma credo che ogni anno qualcosa dovrebbe essere dato: sia una maglia, una felpa, una borsa, una borraccia, qualsiasi cosa, purché si faccia vedere che ad una spesa in denaro corrisponde comunque un riscontro materiale. Sempre per risparmiare, bisognerebbe tener presente che, di norma, almeno nelle giovanili, le maglie, le tute e tutto il materiale fornito ai giocatori non diventa proprietà degli stessi, ma rimane proprietà della Società: in altre parole, a fine stagione tutto deve tornare indietro! In questo modo si evita che, ad esempio, nel percorso dall’U13 all’U18, ogni giocatore riceva 3-4 magliette da gioco, salvo poi smettere di giocare e tenersi tutto (con conseguenti necessità di nuove spese ogni anno).

Infine, mi addentro nel mio campo, ossia le esigenze degli allenatori. Ogni allenatore ha dei sogni sulle modalità di lavoro, spesso irrealizzabili. Ad ogni modo, ci sono alcune caratteristiche che ritengo veramente basilari. Ogni allenatore ha l’esigenza di poter lavorare con la fiducia dei propri dirigenti, cosa che a me, personalmente, è sempre stata garantita, ma che comunque consiglio di non dimenticare mai. Un allenatore deve poter sapere che le sue scelte tecniche non saranno giudicate da persone a cui non spetta questo compito e ha anche necessità di sapere che sarà appoggiato nelle proprie scelte disciplinari, ovviamente nei limiti dell’umano. Ogni allenatore ha anche necessità di garantire una sufficiente qualità allenante: c’è necessità di poter lavorare per i famosi 3 allenamenti da 2 ore (compresi riscaldamenti e defaticamenti), c’è la necessità di garantire un adeguato numero di partite ai propri giocatori (secondo me, ogni giovanile dovrebbe giocare almeno 30 partite ufficiali ogni anno), c’è la necessità di poter disporre di alcuni strumenti vitali. Ad esempio, è necessario disporre almeno di un pallone per ogni giocatore, più qualche pallone extra. Quindi, almeno 12-15 palloni per ogni palestra frequentata. Più il numero di palloni aumenta, più è possibile allenare meglio. E’ necessario avere un campo adeguato, con spazio al di fuori del terreno da gioco, quando possibile, ed un soffitto sufficiente per i propri obiettivi tecnici. E’ necessaria una rete facilmente gestibile, montabile e smontabile, alzabile ed abbassabile con precisione. E’ necessario disporre di alcuni attrezzi veramente basilari, ma che spesso sono assenti, rotti o non disponibili: palle mediche, tavoli stabili (tali almeno da garantire l’incolumità di chi c’è sopra!), carrelli (almeno due!). Tutto il resto, dipende da chi è l’allenatore e da quali strumenti personali possiede. Ad esempio, io chiedo sempre di avere strumenti per fare prevenzione sull’articolazione della caviglia, ma solo ad aprile di quest’anno sono riuscito ad essere accontentato, con l’acquisto di uno strumento che, seppur banale e di qualità discutibile, è quanto meno meglio di niente. Ogni allenatore ha inoltre l’esigenza di non essere coinvolto in attività burocratiche che sono competenza del dirigente accompagnatore della squadra: controllo e preparazione documenti, organizzazione trasferte, comunicazioni ai genitori, spostamenti di orari, spostamenti gare, organizzazione amichevoli, scrittura articoli non sono attività che dovrebbero competere ad un allenatore, perché sottraggono tempo prezioso al suo vero compito, ossia quello di garantire uno sviluppo professionale e controllato di tecnica, tattica, fisico, disciplina, psicologia dei propri giocatori. L’allenatore ha necessità numeriche, così come la società.

[…]

Che ne pensate? C’è altro che si potrebbe aggiungere?

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L’allenamento dell’allenatore

CoachGrazie ad alcuni esercizi che ho visto sul VCS e ad un piccolo scambio di battute sulla TagBoard, mi sono trovato a meditare sul’aspetto dell’allenamento dell’allenatore. Mi sono posto alcuni interrogativi su quali siano le capacità tecniche che un buon allenatore deve possedere. Penso che l’imprescindibilità di alcune caratteristiche tecniche sia indiscutibile: a qualsiasi livello, non è possibile pensare di allenare in modo sufficientemente efficace senza avere il controllo diretto e completo di alcune esercitazioni. Ad esempio, spesso, per dare ritmo, è necessario lavorare in fasi analitiche con lanci dell’allenatore, che, in questo modo, può modulare ritmo, intensità, difficoltà, per ogni singolo giocatore. Tuttavia, per poter perseguire questo “sogno”, è necessario possedere alcune capacità, di cui in seguito parleremo.

Anzitutto, ragioniamo sugli obiettivi:

  • Poter allenare
  • Poter garantire tante ripetizioni in poco tempo
  • Necessitare di riscaldamento limitato o nullo
  • Garantire la propria incolumità fisica

Entrando nello specifico, ci sono almeno queste capacità che un allenatore dovrebbe possedere:

  • Lancio a due mani da sotto
  • Servizio dal basso
  • Piazzata da terra
  • Servizio floating
  • Attacco da terra
  • Colpo d’attacco senza salto
  • Colpo di pallonetto senza salto

Proverò, di seguito, a dire due parole su ciascuna capacità tecnica.

Lanci a due mani da sotto

Sono fondamentali, a mio avviso, per l’allenamento dell’attacco a livello giovanile. Dobbiamo poter garantire elevata precisione in profondità e lunghezza. In altre parole, la palla deve cadere proprio nel punto giusto. Ma c’è un altro aspetto da tenere presente, ossia l’altezza. E’ infatti necessario poter garantire, per ogni tipo di zona (4, 3, 2) lanci di tre differenti tipologie:

  • Lancio alto (oltre 3 metri sopra la rete) per allenare il terzo tempo ed il contrattacco
  • Lancio di secondo tempo, utilizzato per le esercitazioni analitiche di attacco in cui non si vuole focalizzare l’attenzione sul tempo di rincorsa
  • Lancio di primo tempo, utilizzato nelle prime fasi dell’apprendimento per limitare le componenti di valutazione della palla al giocatore

Il lancio alto, inoltre, richiede di poter essere preciso od impreciso, di partire da diverse parti del campo e così via. Ad ogni modo, già possedere la capacità di eseguire lanci alti da sotto la rete, è un buon passo avanti.

Per allenarsi in questo, senza avere a disposizione troppi strumenti, sono sufficienti il canestro del basket e due cesti di palloni. Il primo si posiziona sotto il canestro, il secondo vicino all’allenatore. Posizioniamoci quindi a distanze “ragionevoli” ed iniziamo ad effettuare dei lanci, valutandoci di volta in volta e prefiggendoci obiettivi, a seconda di quale livello alleniamo. Ad esempio, potrebbe essere sensato considerare l’errore in profondità molto più grave di quello in lunghezza, perché aggiunge una componente tecnica non indifferente all’attacco. Ove possibile, chiaramente, si può sostituire il canestro con un canestro mobile posto direttamente sotto rete e il cesto sotto il canestro con un assistente (il vice allenatore?).

Un aspetto che consiglio di non sottovalutare è la possibile differenza di precisione nei lanci verso destra o verso sinistra. Io, ad esempio, ho notato che lancio molto meglio in Zona 2, che in Zona 4. Questo è un aspetto da gestire e non sottovalutare, poiché l’allenamento dell’attacco non può prescindere da nostre limitazioni.

Servizio dal basso

Così come il lancio da sotto è il fondamentale necessario per l’allenamento dell’attacco, il servizio dal basso è quello utilizzato per l’allenamento delle fasi di giocata e rigiocata, di appoggio, di ricezione, di ricostruzione. Dobbiamo essere in grado di direzionare il servizio da sotto in ogni zona (quanto meno, nelle tre fasce laterali e con una buona modularità di lunghezza), sia come servizio teso, che come servizio molto a parabola. Personalmente, utilizzo tantissimo il servizio dal basso in sostituzione del servizio in gara, per aumentare il ritmo di gioco ed eliminare da alcune fasi globali alcune variabili (il servizio ne introduce troppe).

L’esecuzione tecnica può essere differente ed adattabile, anche se di norma vedo colpi con la spalle bloccata e colpi gestiti solo con l’azione dell’avambraccio mediante rotazione del gomito. Il colpo è di norma effettuato con il pugno chiuso, per favorire il controllo della palla e la possibilità di modulare meglio i colpi.

Nei primi tempi di allenamento, io non ero assolutamente in grado di servire dal basso. Venendo dalla pallavolo giocata, infatti, avevo abbandonato il servizio dal basso ai tempi dell’U13. Penso che questo sia stato un problema anche di tanti altri allenatori, all’inizio. Ad ogni modo, sostituire il servizio da sotto con un lancio da sotto non è, in alcuni casi, da considerarsi come un fatto negativo. L’unico vantaggio del servizio, in alcuni casi è, a mio avviso, un maggior controllo delle traiettorie lunghe. Per allenarsi non resta che iniziare contro la parete, poi su distante brevi da rete e allontanandosi via via dalla stessa.

Aspetto importante è il punto di partenza del servizio. In generale, credo serva poter saper battere da dentro il campo (fasi di allenamento analitico o sintetico), ma anche da fuori, da ambedue i lati (fasi di gioco). Infine, può essere necessario anche saper battere da fondo campo, senza perdere eccessivamente in precisione.

Piazzata da terra

Entra in gioco nell’allenamento delle fasi di rigiocata e, in particolare, quando si vuol far partire un’azione da una difesa. Infatti, allenare la difesa partendo dall’attacco, specie con squadre giovani, è un sogno molto spesso irrealizzabile. Ci sono troppe variabili d’errore e, molto spesso, i palloni toccati sono troppo pochi. In fasi di gioco è necessario poter attaccare palloni di media potenza addosso o vicino ai giocatori, per poterli allenare ad una semplice difesa.

Dal punto di vista tecnico, spesso si tende a limitare l’utilizzo della spalla, in questi colpi, a favore di un colpo più basso e gestito con il movimento del polso.

Anche in questo caso, attenzione alla simmetria del colpo, alla possibilità di direzionare il colpo su tutte le zone (quanto meno, quelle direttamente frontali o leggermente laterali), alla necessità di rendere il colpo impegnativo ma non impossibile (e quindi cura delle traiettorie e dei punti di caduta del pallone) e, ove possibile, anche alla necessità di vedere, in visione periferica, i posizionamenti dei giocatori in difesa.

Servizio floating

Molto spesso è necessario disporre di un servizio floating sufficientemente “flottante” e decisamente poco falloso, per dare continuità agli esercizi di ricezione.

Altri colpi d’attacco

Oltre al colpo piazzato, è necessario, per allenare analiticamente la difesa, disporre di colpi d’attacco forti, con braccio alto e veloce, con pallonetti e finte. Questi colpi devono poter essere eseguiti sia da terra che da sopra plinti o tavoli. Sarebbe importante saper gestire sia i colpi forti dritti (con discreta precisione), che quelli più lenti ed angolati (movimenti in intrarotazione ed extrarotazione).

L’ultima osservazione, in fase di auto-allenamento, è che, al contrario di quanto richiediamo ai nostri giocatori giovani, a noi non interessa la tecnica di esecuzione, ma solo l’effetto. I colpi d’attacco devono essere alti, direzionabili e modulabili in forza, senza poi particolare attenzione alla tecnica esecutiva (lancio, caricamento e così via).

Riguardo al riscaldamento, in linea di principio i lanci, i servizi da sotto e le piazzate non dovrebbero richiedere un riscaldamento eccessivo. Al contrario, credo sia bene non “avventurarsi” in lavori troppo traumatici per la spalla (servizio, attacco) senza un adeguato riscaldamento a priori, specie se il numero di ripetizioni che andremo ad eseguire sarà elevato ed in tempi ridotti.

Buon autoallenamento a tutti.

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Regional Day 2008

FIPAV CRERQuest’oggi ho avuto l’onore ed il piacere di collaborare con lo Staff del Regional Day dell’Emilia Romagna. Per chi non lo sapesse, si tratta di una giornata intera di volley giovanile (maschile), i cui allenamenti sono gestiti dallo Staff Nazionale, nella fattispecie da Gigi Schiavon (allenatore della Nazionale Juniores) e dal suo vice Luca Cantagalli. Il tutto coordinato dallo staff del regionale, ossia lo Zio (chi è di Bologna sa bene di chi sto parlando) e Luca.

Sfrutto queste due righe come fossero un blog, per raccontare le procedure di selezione e l’organizzazione della giornata, che possono comunque essere molto interessanti.

Anzitutto, la divisione per annate: la mattina (9.3o-12.30) gli 89-90-91, il pomeriggio (15.30-18.30) i 92-93-94. I primi con requisiti piuttosto restrittivi (1.95 di altezza, oppure selezioni regionali in passato, oppure campionati di livello nazionale in carriera), mentre i secondi, chiaramente, un po’ più elastici (forse anche troppo). Conclusione: 20 ragazzi alla mattina e ben 35 al pomeriggio.

L’allenamento era, a grandi linee, così strutturato:

  • Riscaldamento e lavoro fisico con Schiavon
  • Lavoro di riscaldamento tecnico a coppie e terne
  • Lavoro tecnico e globale, più test

Di mattina, il lavoro tecnico e globale è stato suddiviso in una fase sintetica ed in una globale, con accenti sugli attacchi di palla alta, sul muro e sulla difesa. Al pomeriggio, a causa dei numeri, più spazio all’analitico a coppie e terne e al gioco.

Dal punto di vista dei test, abbiamo eseguito:

  • Rilevazione dell’altezza
  • Rilevazione del reach ad una mano
  • Salto con contromovimento al Vertek
  • Salto con rincorsa al Vertek

Abbiamo visto dei bei numeri, con anche la soglia di 3.40 metri superata da alcuni ragazzi e, ad occhio, una media attorno ai 3.30 per il gruppo mattutino.

Apro una parentesi dolente: Bologna. Zero giocatori alla mattina, qualcuno al pomeriggio, che non so se riuscirà a passare la selezione. Dove sono i nostri giovani? Sono al basket, sono al calcio. E quelli che sono a pallavolo non sono allenati bene. Torniamo al famoso discorso di gennaio. Ci sarà qualcosa da fare per invertire questa tendenza? Qualcosa di concreto, non qualcosa di banale, come la solita frasetta che tutti conosciamo a memoria, ovvero che alle giovanili ci vogliono gli allenatori bravi. Lo sappiamo già e sappiamo anche già il motivo per cui non ci sono (costano troppo, ci sono pochi progetti seri in giro e così via). C’è qualcosa di concreto che si possa fare? Forse sì, forse qualche idea c’è già in giro. Ma chi sarà ad attuarla? O meglio, ci sarà qualcuno in grado di fare qualcosa? O veramente, tra 5 anni, qui da noi ci sarà solo il femminile?

Chiusa la parentesi. Schiavon ha fatto i complimenti per l’organizzazione. In effetti, non ci siamo fatti mancare proprio niente: due campi in parquet (nel bellissimo palazzetto di Budrio), telecamera con montaggi dei DVD, due portatili, stazione vertek, stazione altezza e reach, trenta palloni ed oltre, una decina di allenatori tra le varie stazioni e l’assistenza in campo, bar dentro la palestra, spaziosa tribuna per visitatori e genitori e tanto altro. Insomma, decisamente tutto molto bello.

E io cosa c’entro in tutto questo? Beh, diciamo che ho avuto l’opportunità di partecipare e non me la sono lasciata sfuggire. Di mattina ho lavorato ad uno dei due portatili per la creazione delle schede dei giocatori, mentre di pomeriggio sono stato più attivo nei campi come assistenza durante le fasi a terne. Veramente molto felice dell’esperienza e, di questo, non posso che ringraziare di cuore lo Zio.

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