Specializzazione dei ruoli

La semplice domanda che pongo e sulla quale vorrei discutere è questa: a che età dobbiamo iniziare a specializzare un giocatore in un ruolo piuttosto che in un altro?

Al giorno d’oggi, già guardando delle buone squadre di under14, vediamo che i ragazzi hanno già un proprio ruolo, sicuramente si è già individuato chi è meglio nel ruolo di alzatore e chi come schiacciatore e sempre più spesso vediamo già la distinzione fra chi attacca dal centro e chi di banda. Il dubbio che mi pongo è: è giusto che un ragazzo di 12-13 anni sia subito incatenato in un determinato ruolo, togliendosi quindi la possibilità di imparare alcuni fondamentali? Il nostro ragazzo dodicenne che mettiamo a palleggiare, passa i due anni di u14 e inizia l’u16, arriva dall’allenatore (magari nuovo) e dice che ha sempre fatto il palleggiatore, magari ha un buon tocco di palla e finisce a palleggiare anche in u16, così in u18 e diventa tardi per insegnarli a ricevere/attaccare. Ergo abbiamo fermato un ragazzo che magari avrebbe potuto fare altro e che pagherà il fatto di non essersi allenato a fare tutto da piccolo. In poche parole si può dire che abbiamo rovinato un ragazzo. Il classico esempio è: vediamo un ragazzo di 1,90 e subito lo mettiamo a fare il centro, quello andrà avanti a murare e fare veloci e non imparerà mai a palleggiare/ricevere/attaccare palla alta eccetera (quanti centrali in serie A sono in grado di fare un paleggio non dico preciso ma NON doppio?).

L’unica obiezione che mi faccio è: io, allenatore di un u14/u16, voglio fare imparare tutto a tutti, quindi decido, per esempio, che palleggia sempre l’uomo di zona 2 o zona 3 e il centro e la banda (o i due esterni) attaccano e i tre dietro ricevono. Bene, dopo i due anni di u14/u16 tutti i miei ragazzi sapranno più o meno palleggiare, attaccare, ricevere… Ma avrò mai speranza di vincere qualcosa così? Potrò mai competere con squadre che hanno le stesse ore di allenamento miei ma allenano in specifico? Pensiamo solo al 4-2. Così alleno 2 giocatori sia a palleggiare che attaccare. Così alleno diciamo 50%alzata e 50% attacco. Potrò mai avere un palleggiatore preciso quanto uno che si allena al 100% solo ad alzare? Potrò avere un opposto che schiaccia come uno che si allena solo a schiacciare (mentre il mio solo il 50%)? Il mio si allena 3 ore a palleggiare e 3 ad attaccare. L’altro 6. Il doppio. Sarà in grado la società di capire che a lungo termine comunque il mio lavoro renderà e non bloccherà nessuna strada ai miei giocatori? O siccome sarò arrivato ultimo mi revocheranno l’incarico?

Discorso analogo si può fare con l’introduzione del libero fino in u16 (nel maschile). E’ giusto che un ragazzo di 14 anni, magari basso di statura) faccia il libero precludendosi la possibilità di diventare un mediocre attaccante? Magari a 18 anni il ragazzo crescerà di altezza e potrà fare tranquillamente la banda, ma a quel punto sarà tardi, non avrà le basi alle spalle.

Attendo commenti.

Mattia

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3 commenti su “Specializzazione dei ruoli”

  1. Secondo me, già a livello di U14, si possono iniziare a notare delle ATTITUDINI. Ad esempio, secondo me, il palleggio è un’attitudine. Ci sono giocatori che ce l’hanno più naturale, allora allenandoli si spera di ottenere buoni risultati, altri che invece non ce la possono fare. Ci sono giocatori bassi con genitori bassi, e allora non ha molto senso, secondo me, metterli a fare i centrali. Fino in U16, avendone la possibilità, credo si dovrebbe giocare con il 4-2, per dare modo anche agli alzatori di attaccare. Senza trascurare, però, in allenamento, l’attacco da Zona 2 per gli altri giocatori. Arrivati in fondo all’U16 e sicuramente in U18, poi, si può (deve?) lavorare con il 5-1, stabilendo ruoli. Alla fine, la scelta del ruolo è COMPITO E DOVERE di un allenatore, ma non a pallavolo, in OGNI SPORT. L’importante è scegliere in modo ragionato e non a caso, perché, ci tengo a precisare, si lavora con le carriere di giocatori. Qualsiasi ruolo si scelga, si deve scegliere in base a criteri oggettivi, in base ad attitudini e modelli.

  2. La domanda è complessa e presenta molte variabili.

    Io ritengo che la specializzazione in età giovanile non debba significare smettere di fare delle cose, ma aggiungere un lavoro specifico. A mio parere un palleggiatore a 14 anni può essere specializzato, se si ritiene che la sua prospettiva sia quella, l’importante è farlo perché può diventare bravo in quel ruolo, non perché è il meno peggiore… altrimenti è preferibile il 4-2 (con alzatore in seconda linea), specialmente se non ci sono ancora idee chiare sulle potenzialità dei giocatori. Fare alzare tutti a turno in posto 3 (preferisco così piuttosto che da posto 2, perché così si impara ad attaccare anche la palla che arriva da sinistra) può andar bene in una fase iniziale, perché è un sistema di gioco semplice che si adatta ai principianti. Nel femminile, ad esempio, in under 13 ci sono molte squadre che giocano così, per passare al 4-2 o addirittura al 5-1 l’anno successivo. I maschi si sviluppano un po’ dopo, quindi si può pensare di giocare in under 14 con palleggio a turno in 3. Dipende dal livello di apprendimento e dalla individuazione delle potenzialità. Senz’altro il primo ruolo da specializzare, come avrai ben capito, ritengo sia il palleggiatore. Gli altri devono essere “attaccanti”, non centrali e schiacciatori. E comunque, se si ritiene che un giocatore possa diventare un grande posto 4, al momento di attribuire dei ruoli bisogna farlo giocare in 4 anche se nella nostra squadra sarebbe meglio degli altri come centrale. Nel settore giovanile bisogna anteporre le prospettive individuali alle esigenze di squadra; siccome è difficile avere tutti talenti in tutti i ruoli, quando ce ne capita uno cerchiamo di non sacrificarlo in un ruolo che non sarà il suo… altrimenti è meglio non specializzare e continuare a far fare tutto a tutti. Però non si può farlo per troppo tempo, e rimandare la specializzazione all’infinito, altrimenti i giocatori non si evolvono mai; prima o poi bisogna prendersi la responsabilità di assegnare dei ruoli.

    In quanto al risultato in campionato, penso che debba dipendere in primo luogo dal lavoro sulla tecnica; man mano che cresce la tecnica il gioco si evolve anche nei sistemi. Il sistema di gioco, da solo, non fa quasi mai la differenza tra vincere e perdere. Se non si arriva primi, si arriverà secondi, non certo ultimi! Ai dirigenti dobbiamo far capire la logica con cui facciamo le scelte, e convincerli perché siano d’accordo. Se rifiutiamo questo confronto per paura di farci influenzare, non possiamo poi meravigliarci se i risultati agonistici negativi vengono presi come pretesto per non confermarci. Se ci sono allenatori più esperti (l’allenatore della prima squadra o, ancor meglio, il direttore tecnico), è meglio decidere insieme a loro la linea da seguire; se è condivisa anche da loro, è come avere un’assicurazione contro la grandine…

    Il libero: se è un ragazzo dell’under 14 che oltre a fare la sua attività under 14 gioca libero in under 16, non ci sono problemi. Se a 14 anni fa solo quello, potrebbe essere demotivante per lui. Deve ancora allenarsi a fare tutto. Certo che se è un tappetto abilissimo in ricezione e difesa, con dei genitori alti 1,50, non dobbiamo nemmeno aver paura di perdere un potenziale posto 4 se lo specializziamo come libero, l’importante è che a lui piaccia farlo. Ma dovrebbe essere un tipo come la Cardullo nel femminile.

    Vorrei fare un’integrazione, già che ci sono; citavi l’esempio del giocatore che viene specializzato troppo presto e che poi arriva in età adulta e non sa alzare una palla, facendo riferimento anche alla realtà della serie A. A parte il fatto che io sia dell’opinione che a tutti i giocatori debba essere data una buona base di tecnica, ritengo che soprattutto un centrale debba essere allenato ad alzare una palla alta davanti o dietro, perché quando difende il palleggiatore tocca a lui ricostruire. Questa regola a mio avviso vale anche nel caso in cui si giochi col doppio universale: se difende il palleggiatore in 1, deve alzare il posto 3, perché è l’unica risposta che va bene per qualunque rotazione. Se ci troviamo in P1 per fare il cambio palla, attacchiamo e gli avversari difendono e ricostruiscono, e poi attaccano verso il nostro posto 1, non incaricheremo certo della ricostruzione il palleggiatore di prima linea, che si trova in 4! Si tratta di una situazione che si verifica in 2 match-up su 12 (cioè in P1 quando la battuta è avversaria) però credo che sia meglio dare alla squadra una regola che non cambi mai. In questo modo non ci si può esimere dall’allenare questa situazione, che dovrà essere affrontata molte volte in età seniores.

  3. ho una squadra di ragazze di 13 anni e giochiamo nella categoria mini allieve nel C.S.I di bergamo
    come ben sapete il C.S.I ha delle regole specifiche, e come è successo a me prendono come allenatori persone che hanno giocato da piccole a pallavolo essendo squadre di oratori non possono e non vogliono allenatori professionisti.
    ora il compito diventa un pò più difficile confronto a quando eravamo esordienti e giovanissime e per questo mi servono imformazioni su come assegnare i ruoli o per perfezionare il gioco delle mie ragazze

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