Non si suggerisce all’arbitro!

Arbitro 3Ieri sera ultima partita di campionato. Racconto un fatto “divertente” che mi è capitato, che mi ha dato modo di conoscere una nuova sfaccettatura del nostro sport.

Saltiamo a muro, tocchiamo la palla, che finisce fuori. L’arbitro non vede e assegna il punto a noi. Il mio giocatore alza la mano e afferma di aver toccato il pallone a muro. L’arbitro, ad ogni modo, non accetta il nostro “mea culpa” e decreta il punto alla nostra squadra. Stessa situazione ripetuta più o meno altre due o tre volte. A scanso di equivoci, preciso che le piccole sviste (in effetti, non troppo evidenti e, se posso permettermi, ininfluenti sul risultato finale) sono state decisamente influenzate da una palestra particolarmente soleggiata e dal fatto di essere da solo.

Ma non sono le sviste la grande scoperta (ebbene no, non critico gli arbitri questa volta!), è il fatto che l’arbitro non abbia modificato la propria decisione. A fine set, sceso dal seggiolone, il giudice di gara è venuto presso la nostra panchina (e poi ha ripetuto lo stesso messaggio ai nostri avversari) a comunicare che: “Se non la vedo io, non posso fidarmi di quel che dite voi“. Un po’ incredulo, la sera stessa ho cercato confronti anche in altri colleghi e amici. Ebbene, ho scoperto proprio quanto segue: non si danno consigli agli arbitri. E se questi, dopo aver decretato il punto, cambiano decisione su consiglio di un giocatore, sbagliano.

Il punto cruciale è presto detto: l’arbitro deve poter mantenere una certa distanza dalla gara, che, come mi è stato spiegato, non è democrazia. I giocatori giocano, gli allenatori allenano, gli arbitri giudicano e decidono. Punto e basta. E’ un aspetto curioso, a cui non avevo proprio mai neanche lontanamente pensato. Non voglio esprimere giudizi: posso comprendere lo spirito della norma, pur non condividendola appieno. L’ho oggi riportata solo perché mi ha incuriosito.

Potrei aver capito male, sia chiaro. Ad ogni modo, la discussione è aperta. Così è, quindi, se vi pare.

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Relazione Corso Primo Grado

Orbene, ieri abbiamo consegnato la nostra relazione di primo grado, pertanto ora posso anche pubblicarla e aprire nuovi spunti di discussione. Anzitutto, colgo l’occasione per ringraziare tutti i preziosi consigli ricevuti da altri allenatori. Siete stati davvero preziosi.

Dati Squadra

Gruppo Under 18
Sesso Maschile
Allenatore – Relatore Asta Andrea

Dati Allenamento

Periodo Agonistico
Orario 19:00 – 21:00
2 ore
Luogo necessario 1 palestra con campo da gioco
Non sono necessari spazi eccessivi al di fuori del campo.
Materiale necessario 2 carrelli, 1 tavolo, Cinesini o Gesso
Atleti 10 Atleti
1 Palleggiatore, 3 Schiacciatori, 4 Centrali, 1 Opposto, 1 Libero
Allenatori 1 allenatore
Tema assegnato Allenamento della fase ricezione punto, in particolare delle rotazioni deboli e in rapporto al tipo di battuta avversaria.
Tema Principale Ricezione
Tema Secondario Attacco

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Il buon allenatore

Questa sera, al corso allenatori, durante una parentesi informale della propria lezione, un docente ci ha domandato quali fossero per noi le caratteristiche di un buon allenatore. Le tre opzioni che sono emerse sono le seguenti:

  • Conoscenze
  • Motivatore
  • Non scendere a compromessi

Ora,  preciso subito che l’opzione che ho proposto io è la prima. E ritengo sia veramente quella più importante. Prima di tutto, a mio avviso, un allenatore deve essere competente. Deve sapere ciò che sta macinando.

Le conoscenze sono di vario tipo:

  • Tecniche
  • Tattiche
  • Fisiche
  • Psicologiche

Al primo posto pongo anzitutto le conoscenze tecnico-tattiche, che sono indispensabili, a mio avviso, per un buon allenatore. Diceva Galileo, prima la teoria e poi la pratica. Non credo che un buon allenatore possa prescindere dall’avere delle solide basi teoriche alle spalle. Non mi piace quando ai corsi mi dicono: “Meglio un allenatore che sa poche cose, ma le sa applicare tutte, piuttosto che uno che ne sa tante, ma ne sa applicare poche“. Non mi piace perché è vaga e sembra che crei alibi all’ignoranza. Dal mio punto di vista, non dovrebbero nemmeno esistere allenatori che sanno “poche cose”, dove io intendo che sia sottintesa l’espressione “in relazione al livello che allenano”. Certo, se alleno l’Under 12, non è necessario che abbia le stesse conoscenze che hanno in serie A1, ma ci sono cose da cui non posso prescindere. Che senso ha parlare di un allenatore che, allenando un Under12, sappia applicare benissimo il palleggio, ma poi non sappai neanche cosa sia un bagher?

Non so se riesco ad essere chiaro: a mio avviso non dovrebbero esistere allenatori che sanno poche cose. E’ un po’ come dire che, siccome l’ortopedico si occupa di ossa, egli non debba essere a conoscenza di come funzioni l’apparato circolatorio. Vi piacerebbe sapere che il medico che ha in mano il vostro ginocchio, non sa nemmeno la differenza tra vene e arterie? Il discorso dell’applicare i concetti è molto vero (infatti, ogni medico è specializzato in un particolare campo), ma ritengo che sia un fatto che si possa accumulare con l’ingegno, l’esperienza e la passione. Invece, la conoscenza dipende quasi esclusivamente da una forma di studio (non necessariamente sui libri), quindi non è un regalo che si ottiene “grazie al tempo”! Se vuoi svolgere un lavoro con professionalità, devi prima imparare la teoria che lo sovrasta. Assumereste mai, nella vostra officina, un meccanico che sa solo montare e smontare sportelli? Sicuramente preferireste uno con solide basi alle spalle, anche se magari non ancora del tutto pratico nell’attività vera e propria.

Così come il medico ha in mano una vita (perdonate l’analogia un po’ grottesca e inopportuna, è solo per capirsi) e il meccanico un’automobile, allo stesso modo l’allenatore ha in mano le carriere dei suoi giocatori. Non può credere di allenarli a dovere, se non ha le conoscenze per farlo.

Due parole anche sulle altre conoscenze da me citate: le conoscenze fisiche sono un problema serio, perché, allo stato attuale, gli insegnamenti offerti agli allenatori sono miseri e, ahimé, raramente si ha a disposizione un preparatore. Tuttavia, credo che, quanto meno, le basi per evitare di fare danni dovrebbero esserci. Siano esse fornite ai corsi, o dai libri, o da Internet. Sono imprescindibili. Le conoscenze psicologiche, infine, sono quelle relative alla memorizzazione dell’informazione, alla lettura dello stato d’animo del giocatore, alla conoscenza di cosa sia meglio dire e cosa sia meglio non dire in determinati momenti dell’allenamento e/o della gara.

Una precisazione sul terzo punto, il non scendere a compromessi. Non credo possa essere una qualità per un allenatore. Quanto più una caratteristica umana. Nel senso: spesso è necessario scendere a compromessi, con atleti, dirigenti e così via. Rimanegono solo due punti importanti: la coerenza e l’agire con buon senso. Ma, francamente, credo che queste due caratteristiche non siano proprie di un allenatore, quanto più di un qualsiasi individuo che debba dirigere un team di qualsiasi tipo.

Concludendo, secondo me, dalle conoscenze non si prescinde. Puoi essere un gran motivatore, un passionale che trascina i cuori della gente, ma, se non hai conoscenze, non potrai mai essere un allenatore veramente valido. Non parlo né per esperienza, né in modo autobiografico. Semplicemente, essendo io un giovanissimo allenatore ancora in fase di formazione, esprimo il concetto di ciò che io miro: io aspiro a diventare un allenatore anzitutto competente. Poi, se ci sarà anche il resto, ancora meglio.

Detto questo, non intendo dire che un allenatore che non sia un’enciclopedia non debba poter allenare. Altrimenti neanche io dovrei poterlo fare. Le dirette conseguenze di quello che dico sono così riassumibili:

  • Bisognerebbe sempre perseguire un miglioramento conoscitivo del proprio sport, senza mai pensare di essere arrivati
  • Dovendo stilare una graduatoria dei migliori allenatori, li ordinerei in base alle conoscenze

Spero possa nascere una discussione costruttiva.

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Bozza grezza allenamento

Ripartiamo a lavorare sulla stesura della tesina del corso di primo grado.

Parto ricordando gli appunti tecnici che mi condurranno al lavoro di ricezione di diversi tipi di servizio:

  • Posizione di partenza: circa 5-6 metri da rete
  • Battuta floating dagli spigoli: ci si sposta in modo da trovarsi su una circonferenza che ha come centro il battitore e passi per i tre ricevitori
  • Battuta floating da lontano: passo avanti
  • Battuta jump a rotazione: passo indietro
  • Battuta corta: se possibile, mettere a terra il ginocchio interno

Guardiamo ora la struttura dell’allenamento. Dopo un riscaldamento tecnico che coinvolgerà il bagher d’appoggio, lavoreremo in analitico sulla ricezione, utilizzando dei tavoli per simulare la battuta in salto e, d’altro canto, non aumentare di troppo la fallosità di battuta.

Rimane da stabilire:

  • Chi dovrà ricevere
  • Modalità di termine dell’esercizio (presumo a ripetizioni o con un piccolo obiettivo)
  • Inserimento del Libero o lavoro a parte

Seguirà una breve fase sintetica, che fungerà anche e sorpattutto da riscaldamento per l’attacco. In questa fase, oltre ai servizi, l’allenatore fornirà delle Free Ball per dare continuità all’esercizio e permettere anche ai centrali di attaccare efficacemente in primo tempo.

Giungeremo poi alla fase globale, ricordando che ci sono due rotazioni (P1 – P4) classificate come “deboli”. Lavoreremo su queste due rotazioni ad obiettivo, in modo da stimolare al massimo l’impegno. Al momento, per la P1, mi viene da pensare di lavorare su 3 tipi di palloni:

  • Free Ball lanciata a S1 e attacco di S1 (che ha ricevuto)
  • Free Ball lanciata a S1 e attacco aperto a sinistra (Zona 4) o in primo tempo (lavoro per il palleggiatore)
  • Servizio libero delle riserve

Per la P4, invece, possiamo lavorare su altri 3 tipi di palloni:

  • Free Ball allo schiacciatore che è sceso a ricevere e attacco dello stesso (muro piazzato)
  • Free Ball a destra (il palleggiatore deve scegliere come gestire la palla che arriva da dietro in attacco a 2)
  • Servizio nella zona di conflitto Z5-Z6 (aiuto del giocatore in Z5, che deve attaccare)
  • Servizio libero delle riserve

Rimarranno quindi da gestire:

  • Obiettivo da raggiungere
  • Gestione delle sole 4 riserve
  • Gestione dell’errore in battuta

Alleneremo, inoltre, le altre 4 rotazioni, con esercizi a punteggio. Mi viene da pensare ad un lavoro che richiami il lavoro precedente sui servizi differenti, ma che, d’altro canto, permetta anche un lavoro efficace sull’attacco:

  • 2 Free Ball (una a destra, una a sinistra)
  • Servizio da terra delle riserve
  • Servizio delle riserve a scelta tra: servizio da lontano, servizio Jump Floating, servizio in salto a rotazione

Rimangono quindi da stabilire:

  • Sistemi di punteggio
  • Gestione delle sole 4 riserve
  • Gestione dell’errore in battuta

Terminato il lavoro globale, allungamento, addominali e tutti a fare la doccia.

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Specializzazione dei ruoli

La semplice domanda che pongo e sulla quale vorrei discutere è questa: a che età dobbiamo iniziare a specializzare un giocatore in un ruolo piuttosto che in un altro?

Al giorno d’oggi, già guardando delle buone squadre di under14, vediamo che i ragazzi hanno già un proprio ruolo, sicuramente si è già individuato chi è meglio nel ruolo di alzatore e chi come schiacciatore e sempre più spesso vediamo già la distinzione fra chi attacca dal centro e chi di banda. Il dubbio che mi pongo è: è giusto che un ragazzo di 12-13 anni sia subito incatenato in un determinato ruolo, togliendosi quindi la possibilità di imparare alcuni fondamentali? Il nostro ragazzo dodicenne che mettiamo a palleggiare, passa i due anni di u14 e inizia l’u16, arriva dall’allenatore (magari nuovo) e dice che ha sempre fatto il palleggiatore, magari ha un buon tocco di palla e finisce a palleggiare anche in u16, così in u18 e diventa tardi per insegnarli a ricevere/attaccare. Ergo abbiamo fermato un ragazzo che magari avrebbe potuto fare altro e che pagherà il fatto di non essersi allenato a fare tutto da piccolo. In poche parole si può dire che abbiamo rovinato un ragazzo. Il classico esempio è: vediamo un ragazzo di 1,90 e subito lo mettiamo a fare il centro, quello andrà avanti a murare e fare veloci e non imparerà mai a palleggiare/ricevere/attaccare palla alta eccetera (quanti centrali in serie A sono in grado di fare un paleggio non dico preciso ma NON doppio?).

L’unica obiezione che mi faccio è: io, allenatore di un u14/u16, voglio fare imparare tutto a tutti, quindi decido, per esempio, che palleggia sempre l’uomo di zona 2 o zona 3 e il centro e la banda (o i due esterni) attaccano e i tre dietro ricevono. Bene, dopo i due anni di u14/u16 tutti i miei ragazzi sapranno più o meno palleggiare, attaccare, ricevere… Ma avrò mai speranza di vincere qualcosa così? Potrò mai competere con squadre che hanno le stesse ore di allenamento miei ma allenano in specifico? Pensiamo solo al 4-2. Così alleno 2 giocatori sia a palleggiare che attaccare. Così alleno diciamo 50%alzata e 50% attacco. Potrò mai avere un palleggiatore preciso quanto uno che si allena al 100% solo ad alzare? Potrò avere un opposto che schiaccia come uno che si allena solo a schiacciare (mentre il mio solo il 50%)? Il mio si allena 3 ore a palleggiare e 3 ad attaccare. L’altro 6. Il doppio. Sarà in grado la società di capire che a lungo termine comunque il mio lavoro renderà e non bloccherà nessuna strada ai miei giocatori? O siccome sarò arrivato ultimo mi revocheranno l’incarico?

Discorso analogo si può fare con l’introduzione del libero fino in u16 (nel maschile). E’ giusto che un ragazzo di 14 anni, magari basso di statura) faccia il libero precludendosi la possibilità di diventare un mediocre attaccante? Magari a 18 anni il ragazzo crescerà di altezza e potrà fare tranquillamente la banda, ma a quel punto sarà tardi, non avrà le basi alle spalle.

Attendo commenti.

Mattia

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Situazione più o meno stabilizzata

Dopo ore di lavoro, grazie ai consigli di Suondmao e Simone, sono riuscito a ripristinare tutti gli articoli del sito. La grande mano è stata data da Google, dal suo servizio di caching dei siti.

Graficamente, ho spostato la colonna del menù a sinistra, ma non sono ancora convinto che resterà così. Ad ogni modo, la lista utenti è definitivamente persa, così come date e ore dei singoli commenti (comunque ripristinati quanto meno come autore, commento e cronologia). Chiedo scusa e chiedo di registrarsi nuovamente al sito.

Credo che ci siano tutti gli articoli e tutte le pagine (più due piccole novità), tranne quella con i documenti Power Point, che sarà ricreata a breve.

Prometto che starò più attento e provvederò ad effettuare backup frequenti.

Ah però, che giornatina!

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Allenamenti Online

Potete visualizzare i miei allenamenti e quelli di tanti altri allenatori attraverso il sistema Volley Coaching System.

Il sistema, gratuito e costantemente in aggiornamento, permette a tutti gli allenatori di creare sedute in modo semplice e abbastanza veloce, direttamente online. E’ possibile gestire tutti i propri incarichi, creare la propria cronologia, gestire presenze, rendimenti, disciplina e tanto altro. Inoltre, per ogni incarico viene creata una “pagina di squadra”, protetta da password, con blog, visualizzazione dei registri e degli allenamenti, risultati e anche gli scout.

Entra nel sistema

Ecco di seguito qualche ScreenShot dei menù.

VCS PersonaleVCS SquadraVCS AllenamentoVCS Partite

E ora qualche immagine del sistema in funzione! Ad esempio le categorie in cui si trovano i vari esercizi:

VCS Esercizi

Registro disciplinare:

VCS Disciplinare

Esercizi dentro una seduta

VCS Esercizi dentro una seuta

Consultazione sedute:

VCS Sedute

Scout:

VCS Scout 1

VCS Scout 2

VCS Scout 4

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Il punto della situazione

Ho combinato un guaio, per sbaglio ho cancellato i dati del sito e, con essi, tutti gli articoli.

Per ora, non posso che limitarmi a offrire la mia disponibilità per email, per ogni forma di richiesta, siano esse di tipo generale, ma anche tecnico o tattico (schemi).

Però, ho veramente bisogno dell’aiuto di chiunque sia in grado di darmelo: se, per caso, avete miei articoli salvati in locale (oppure visitabili offline via cache), vi prego di inviarmeli. Il mio indirizzo è dreuzzoATemailDOTit (sostituire AT con @ e DOT con un punto).

Vi ringrazio sinceramente.

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